giovedì 4 agosto 2011

Il paese dei balocchi - 3a parte

Ultima parte della trilogia A spasso per Akihabara.

Un gatto in maschera

Vedo un capannello via via crescente di persone con telefonino sfoderato, che fotografano a tutto spiano qualcosa. Sembrano i piccioni quando uno gli dà il granturco. Più ne tiri e più arrivano volatili da tutte le parti. Cerco di farmi largo tra la folla per capire quale sia l’oggetto di tanta attenzione. Un fantoccio felinomorfo di dimensione umana. Forse un locale corrispondente del nostro gabibbo? Fatto sta che la gente non si accontenta di fotografare il gatto. Si fa fotografare CON il gatto. Cosa spinga degli adulti, magari padri di famiglia, a porsi accanto ad un pupazzo dagli occhioni stralunati e dalla boccuccia vezzosa, per ottenere un ritratto da in seguito esibire al parentado o in ufficio, va oltre la mia capacità di comprensione. Assolutamente inspiegabile poi che qualcuno arrivi addirittura ad indossare una maschera con le sembianze di detto felino. O forse no. Ad occhi celati, possono sempre negare: quello? No no, non ero mica io.


Ipocrisie

Parlare di Sex shop (come si chiamano in tutto il mondo, tranne in Italia, dove si dice Sexy Shop, il che suscità l’ilarità di ogni straniero perchè equivale a Negozio Attraente) è troppo diretto per il carattere riservato, introverso, mai spigliato dei giapponesi. Allora come lo chiamiamo questo benedetto posto di perdizione?, si saranno interrogati i padroni del locale. Un’idea di quali commerci avvengano qui dentro bisogna pur darla. Trovato!! I nostri connazionali non vanno letteralmente pazzi per le giostre? Chiamiamolo parco di divertimenti per adulti. Che geni.


Women only

Dopo un pomeriggio domenicale immerso nella bolgia di Akihabara, è piacevole tornare in albergo usando una metropolitana semideserta. Le ultime carrozze del convoglio sono quelle rosa. Nel senso che, nelle ore di punta dei giorni lavorativi, sono riservate esclusivamente alle donne. Niente maschiacci ben predisposti alla mattutina palpata, favorita dalla ressa e dalla promiscuità. Le donne possono viaggiare in tutta serenità, certe di non trovare il solito porco dalla mano morta. Un bel segno di civiltà. Se non si riescono ad estirpare le cattive usanze, almeno si cerca ad prevenirle, per quanto possibile. Le donne di Tokyo ringraziano.

9 commenti:

  1. Si, sembra che i giapponesi abbiano tutto uno strano bestiario pubblicitario. Adesso che hai trovato il gatto, devi cercare il fantoccio elefantimorfo rosa di dimensione umana. E L'amica di sato-chan ! L'elefante colore carota, mascotte delle farmacie Sato ! A due elefanti, ti guariranno il mal di testa e la contrattura...

    http://idleidol.net/wp-content/uploads/2010/02/sato-4.jpg

    Sembra un sex shop di Pigalle ! Da noi, i sex shop, i bordelli, i "cabaret" accolgono tutti, anche i turisti giapponesi. In giappone, non penso che i gaijin siano graditi in questi luoghi. Forse è un idea sbagliata.
    Alex

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  2. Con questa trilogia ci hai portati nel tuo Giappone, come dire il Giappone once more, aiutandoci a vederlo come non lo abbiamo mai visto da lontano e come credo che pochi riescano a vederlo da vicino. Quell'amusement park mi sembra un po' dilettantesco, vedrei meglio un adult funfair o qualcosa di simile. Se andassero in Inghilterra si sentirebbero in un sex shop gigante con il Sussex, l'Essex, il Middlesex...
    Per i treni hanno previsto un vagone per le lesbiche e i gay? Se s'infilano nei vagoni unisex, ci risiamo con la mano morta...
    A presto, Alex. Saluti da Gisenyi
    dragor (journal intime)

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  3. Volevo dire HP. Non so come mi e' scappato Alex.

    dragor (journal intime)

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  4. ciao Alex,

    grazie del commento. Rimanderò la ricerca al prossimo giro laggiù.

    In quanto alla presenza di gaijin in certi locali, è ben risaputo che non è affatto gradita. Ricordo benissimo un episodio una sera, nel sud del Giappone. Passeggiata dopo cena con collega locale. Sulla soglia di alcuni locali delle donne semidiscinte ci rivolgono la parola, ovviamente in giapponese. Chiedo cosa dicessero. Risposta: invitavano ad entrare, dicendo che anche io (il gaijin) potevo farlo. Pausa ad effetto. Continua: ma naturalmente non è vero...

    Ciao, a presto,
    HP

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  5. Ciao Dragor,

    grazie della visita e dell'apprezzamento! Non so come la mettano con gay e lesbiche. Di sicuro sono una comunità poco appariscente. Anzi, direi di più: una delle meno appariscenti di tutta l'Asia che ho frequentato.

    Un saluto di rientro dall'Italia. E non ti far problemi per il piccolo lapsus. Ci si scrive tra amici, a volte capita di dire un nome per un altro...

    Buon weekend, a presto,
    HP

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  6. Salve HP,
    come mi e' piaciuta la tua trilogia sul Giappone. E come mi diverto a leggere le tue osservazioni. Fino all'altro giorno, navigando avevo solo letto commenti idiotici e ignoranti, e sono estatica di aver trovato qui delle persone 'vissute' che commentano in modo equilibrato, con cultura, intelligenza, obiettivita' e con gli occhi aperti. Io sono Britannica e madrelingua Inglese (di Londra), ma vivo part-time sul suolo Italiano da 18 mesi. Ho un livello base di lingua italiana, e spesso erro (perche' quando non so parole le traduco come penso suoni bene!). Sarei lietissima di chiarire qualsiasi altro termine 'italianizzato' che suscita ilarita' per noi stranieri, come il 'Relais' ad esempio....O se posso essere utile con la mia conoscenza di come funzionano le cose in GB....Fatemi sapere.Buona giornata a tutti.

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  7. ciao Anita,

    permettimi, prima ancora di ringraziarti per la visita ed il commento, invero lusinghiero, di farti una piccola osservazione. E' noto che i Brits sono maestri nell'arte dell'understatement. Ma tu esageri. Chiamare "livello base" della lingua italiana quello che eserciti qui sopra va oltre l'understatement. Conosco italiani che dopo una vita in patria non si esprimono con la stessa proprietà.

    Se hai del tempo da buttare (senza altra remunerazione se non trovare ogni tanto qualcuno che apprezzi la tua prosa, come ad esempio tu fai ora nei miei confronti), apriti un blog. Io l'ho fatto ormai 4 anni fa e non mi è ancora passata la voglia di raccontare. Sono sicuro che, con la tua capacità di scrivere, potresti narrarci cose gustose: tipo la vita in GB, o anche l'Italia vista con gli occhi di un'inglese. O entrambe. O quello che meglio ti aggraderà.

    Se posso esserti d'aiuto, ben volentieri.

    Buona giornata a te, a presto,
    HP

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  8. Sono lusingata, ma non penso proprio di essere all'altezza di un blog personale in lingua italiana. Avrei il terrore di offendere con le mie traduzioni sbagliate e di essere forse troppo negativa sull'Italia o sembrare troppo nazionalista. Fatto sta che mi trovo in una situazione orrenda a causa di un'ingiustizia incredibile che continua ad affliggermi (qui in Italia) e ho perso il mio entusiasmo di vivere in questo paese stupendo. Se vuoi ti racconto la mia storia (separatamente). Se poi tu decidessi di pubblicarla succintamente e nel tuo solito stile brillante ed eloquente, non sarei contraria, visto che potrebbe interessare ai tuoi seguenti (chissa' quanti si trovano in una simile situazione). Best wishes.

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  9. Ciao Anita,

    mi spiace sentire che hai perso il tuo entusiasmo di vivere qui. Se avessi voglia di parlarne con me, possiamo farlo via email. Lasciami un commento (qualsiasi) sul mio vecchio blog, perchè questo non ha il campo dove si deve indicare un indirizzo email. Quello vecchio che usavo prima sì - e ovviamente l'indirizzo lo vedo solo io. Sembra un po' macchinoso, ma è l'unica maniera per lasciare gli indirizzi email invisibili a chiunque.

    Questo è il vecchio blog:
    http://homingpidgeon.blog.lastampa.it/

    Ciao, a presto,
    HP

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