Il compianto Gianni se n’è andato quindici anni fa. Restano Santo e Donatella. Son due, no? Ecco spiegato il plurale.
Il fratello dimenticato dei più famosi Giorgio ed Emporio. Forse perché appartenente al ramo cadetto della famiglia, viene ingiustamente tenuto lontano da sfilate e passerelle.
Derby in terra straniera? Strizzata d’occhio a entrambe le fedi calcistiche meneghine, mai si dovesse perdere un cliente danaroso? Comunque non ci entrerei. A parte la vetrina col vestitino rosso da sciantosa, sono – tiepidamente – della Juve. Datemi piuttosto un Johnny Lambs Fashion (visto davvero in Corea parecchi anni fa. Giuro).
Eccola, la vera sarta. Come mille sue colleghe, silenziose e senza diritti, apre bottega ogni giorno lungo strade e vicoli di Bangkok. Per tetto un ombrellone. La fedele compagna di lavoro è una vecchia Singer a pedale, che non richiede corrente ma solo faticoso sfarfallar di piedi. Una cassetta piena di rocchetti variopinti. Su un pallet consunto le buste con gli ordini. Orlare. Imbastire. Cucire. Riparare. Accorciare.
Qualcuno intanto sorride mellifluo e invita i clienti nei freschi negozi condizionati, chiedendo dollaroni fruscianti per vestiti sartoriali pronti in ventiquattr’ore e consegnati perfino in albergo. Mentre là fuori le lavoranti sfruttate, metro di stoffa al collo, cuciono e cuciono. E cuciono.
Caro H.P.,
RispondiEliminaJohnny Lambs è esistito anche a Milano circa 15-18 anni fa, un negozio in Piazza Gramsci all'inizio di via Canonica. La denominazione veva stupito anche me, i prodotti erano validi e non particolarmente a buon mercato. Poi scomparve e forse si trasferì in Corea...
Ciao,Tesea
Cliccando sulle foto, mi sono accorto che i tre falsi italiani prendono tutti la vera carta di credito visa...e dietro tutto ciò, ci sono l'esercito delle singerine...davvero commovente il tuo post.
RispondiEliminaAlex
mi piace il tuo post! :-)
RispondiEliminaciao Tesea,
RispondiEliminacome sempre spiacente di risponderti così in ritardo... al punto da farti preoccupare.
Allora Johnny Lambs non è un'invenzione asiatica? Che sorprese. Ed è buffo sapere che addirittura avesse un negozio a Milano. Si vede che il vero Avvocato non ne avrebbe ammesso la presenza scimmiottatrice a Torino...
Grazie della visita e del commento, a presto,
HP
Ciao Alex,
RispondiEliminasì, è così. Dietro gli affaristi (solitamente i sarti con boutique sono indiani) c'è un esercito di mute lavoranti. Sono lieto che tu abbia colto l'essenza triste e non solo quella umoristica del post.
Grazie del commento, a presto,
HP
ciao Pop Mosaic,
RispondiEliminaanche se il tuo commento - un po' troppo generico - mi sa di spam, ti dò il beneficio del dubbio.
Grazie della visita. Se ripasserai, e lascerai parole più mirate, saprò che mi ero sbagliato.
A presto,
HP