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domenica 27 luglio 2014

Semplicità


Un po’ di nervosismo ma è normale. Le prime, primissime parole a caldo, appena sceso di bicicletta, di Vincenzo Nibali. Dopo aver vinto il Tour de France.

Quattro anni fa il Giro ha fatto tappa a Cuneo. Ho avuto la ventura di fotografarlo, elegante, armonioso e al tempo stesso potente, a conclusione della cronometro a squadre che lo vide indossare la maglia rosa. Premonizione di ben altri successi. Senza per questo perdere umiltà e semplicità. Ce ne fossero tanti, di atleti come te. Bravo Vincenzo.






giovedì 21 giugno 2012

Uomo avvisato...

Chi mi legge da qualche tempo ormai conoscerà la mia fissazione per la lotta senza quartiere alla scriteriata abitudine di guidare ubriachi. Ho avuto la fortuna di non essere mai stato coinvolto in qualche incidente causato da qualcuno brillo al volante. Eppure – o forse proprio per questo, la legge dei grandi numeri – continuo a combattere la mia personale battaglia contro questo vizio, malefico perché potenzialmente letale, anche se quasi tutti quelli che lo praticano pensano sia normale, cosa vuoi che sia, è solo un goccetto in più, sono lucidissimo. Con le efficaci parole degli australiani: maledetto idiota.

Oggi scopro, tra i risvolti virtuali di un quotidiano locale, di quelli a malapena seguiti dentro la provincia Granda, una notizia curiosa ma interessante (naturalmente queste cose non le sa nessuno e poi ci si meraviglia se uno si becca una multa). Dal primo luglio, turisti e gitanti domenicali che andate in Francia, occhio. A bordo dovete avere un etilometro.


Davvero. Il Male è veramente tornato in edicola, per cui non vale nemmeno più la vecchia battuta, ma che, è uscito il Male? Ragazzi, non si scherza. Chi valica il confine sappia che senza l’apparecchietto monouso ( dal costo irrisorio, certo meno di una bottiglia di vino al supermercato, mica al ristorante) per misurare il tasso alcolico nel sangue, scatta la multa. Per me perfino troppo modesta: soli undici euro.

Perché il ragionamento è questo: invece di dotare le forze dell’ordine di costosi apparecchi (che alla fine si pagano con le tasse, anche di chi né beve né guida), ogni automobilista deve avere il suo. In caso di dubbio, quando ti fermano i gendarmi, apri la confezione ed in pochi secondi puoi andare. Oppure lasciar la macchina lì, opportunamente alleggerito di un gruzzolo di euro per guida in stato di ebbrezza.

Allora cosa conviene fare all’ubriacone di turno? Estrarre l’aggeggio che lo denuncerà, o piuttosto – per la modica mercede di 11 euri – fare lo gnorri e dire che non lo sapeva, che non lo trova, che guarda caso la farmacia era sprovvista, insomma tutta la serie di balle che gli italiani sono bravissimi ad improvvisare pur di evitare una sanzione? Ecco perché dico che la multa prevista è ridicola. Cari cugini transalpini: l’iniziativa è lodevole, ma l’ammenda è da alzare, e subito. Se no, l’avete bell’è trovato l’italiano che se lo porta appresso – specie se è in vena di gozzoviglie etiliche...

Qualcuno ora si chiederà: ma tu che parli tanto e ti inalberi per queste faccende, ce l’hai l’etilometro in maccchina? No. Non ancora, perlomeno. Ma da domani ce lo metto, anche se non devo andare in Francia. Perché a casa ne ho due, ottenuti di grazia da un simpatico poliziotto che una domenica di fiere e eventi in piazza, promuoveva nello stand della Polizia Stradale il guidare responsabilmente. Erogando, a quei rari nantes in gurgite vasto che se interessavano, un campione impacchettato. Io ne ho chiesti – e ricevuti – due, perché almeno uno dovevo aprirlo, era troppa la curiosità di vedere come era fatto. Ma l’altro è ancora lì, intatto nella sua confezione, e pronto al salvifico uso.

Signori: si buttano tanti soldi in cazzate. Spendiamo due spiccioli per garantirci la sicurezza in viaggio. Bisognerebbe che la gente non si vergognasse di usarlo e soprattutto di chiedere agli altri di farlo, quando si è passeggeri. Ma prima bisognerebbe averlo con sé.

Ci sono fior di campagne pubblicitarie che promuovono l’uso dei preservativi, contro la diffusione dell’AIDS. Ecco un nuovo strumento che altrettanto andrebbe reclamizzato e non dovrebbe mancare nella borsa, nella tasca, nella valigetta di chiunque. L’etilometro monouso. Salvate una vita. O molte. Impedite all’ennesimo ubriaco al volante di trasformarsi in un assassino. Basta una soffiata. E non vi accusano nemmeno di fare la spia.



venerdì 30 marzo 2012

Questo pazzo, pazzo mondo

Notizie assortite, di poca o molta rilevanza, tratte dal quotidiano The Japan Times di oggi.

Pretese.
Il padre di Mohamed Merah, l’assassino islamista di Tolosa, da Algeri ha sporto denuncia contro i reparti speciali francesi, rei di avergli ucciso il figlio.

Mi interrogo: per favore, fai che l’iniziativa sia pilotata. Qualcuno, ben in alto, da qualche parte, deve avere un recondito interesse a creare un caso inedito e mediatico. Faccio fatica ad immaginare che un carneade qualsiasi, padre di un carrozziere, mica di un astrofisico, decida di far causa ad un esercito straniero. Così, senza consigli, senza spinte, senza la coscienza di esser tirato dentro in qualcosa più grosso di lui.

Anche perché, se una simile bizzarria giudiziaria dovesse avere un seguito, se io fossi il genitore di uno di quei bambini ebrei trucidati a scuola dal terrorista già assassino di parà francesi, allora farei a mia volta causa alla Gendarmerie. Rea di non averlo catturato – e eventualmente neutralizzato per sempre – prima del suo ultimo infame crimine.

Pendagli da forca.
A proposito di morti ammazzati. Era dal luglio 2010 che in Giappone non si giustiziava nessun condannato a morte. Si sono messi in pari coi ritardi. Ieri sono stati impiccati tre criminali, tutti pluriomicidi, e con gustose aggiunte di efferatezze varie nell’esecuzione dei delitti.

Il Ministro della Giustizia Ogawa, da poco insediato, ha dichiarato: ho ottemperato al mio dovere. Il popolo ha il diritto di vedere i criminali puniti, e un sondaggio governativo indica che la maggioranza dei giapponesi è favorevole alla pena capitale.

Le rare voci dell’opposizione protestano con garbo e toni pacati tipicamente nipponici. Un professore universitario, docente di criminologia, afferma che il ministro “ha fatto un grave errore” e che – vista la sua recente nomina – non ha certo avuto tempo sufficiente per analizzare a fondo le storie criminali dei tre giustiziati.

Come avevo scritto tempo fa: l’ossessione per la pulizia finale. L’uomo della strada commenta, tre assassini in meno da mantenere.

Non so se giustizia è fatta, né quello che provino oggi i parenti delle vittime. Ma la gente respira a pieni polmoni l’aria diventata più pulita. In attesa della prossima forca purificatrice delle nefandezze umane.

Continua domani, con la seconda parte.

domenica 14 agosto 2011

Nizza è... - 3a parte

Siamo all'epilogo della trilogia.

Vivibile (e tecnologica!). Con tante biciclette a disposizione di cittadini e turisti. Per una modica mercede potete girare per la città senza inquinare e senza scarpinare. E poi diciamocelo: avevate mai visto una bicicletta con la trasmissione cardanica? Donne: niente più catena in cui andare a far impigliare le gonne. Da degli italiani convinti che la patria della meccanica fine sia il bel paese: chapeau!

Disperata. C’è chi dorme, nel tardo pomeriggio, nascosto da un plaid al mondo indifferente, proprio a due passi da Place Massena. Attorno bambini giocano, coppie passeggiano, ragazzi palleggiano con maestria. Tutto il mondo è paese.

Artistica. MAMAC. Una visita – bella sorpresa – gratuita. Basta qualificarsi come italiani. Molti non sanno che non si paga. Meglio così. Le opere – nemmeno cintate – ringraziano.

Bellissima. Architetture raffinate. Ed una Cattedrale Russa da non perdere.

Buonissima. Punto. Servono davvero le parole?

sabato 13 agosto 2011

Nizza è... - 2a parte

Prosegue da qui.

Quasi italiana. Con sapori, profumi, colori che ci fanno sentire a casa. Sarà per questo che c’è uno scandaloso numero di italiani qui. Sempre. Turisti come formiche che tutto invadono con i loro cicalecci di suono piemontese, lombardo, perfino qualche scivolata verso l’acciaccato accento romanesco. Te dico credime!

Multietnica. Per noi, abituati a considerare il massimo dell’eccentricità la nuova moda dei ristoranti giapponesi (al 99% gestiti da cinesi), vedere un ristorante afgano o quello tunisino Cartagine (l’ultima volta che ne avevamo sentito parlare risale ai tempi della scuola dell’obbligo) suscita sorpresa quando non sbigottita ammirazione. Ma non ho visto molti turisti avventurarsi in cotanto cimento. Meglio la pizzeria all’angolo, o al massimo il chiosco della socca, versione nizzarda della nostra farinata (cecina o torta per i corregionali di Dante).

Quasi italiana 2. Sfido chiunque che non sia stato a Nizza a riconoscere al volo che siamo in Francia e non in qualche posto litoraneo della costa tirrenica, da Ventimiglia fino ad Amalfi per esempio.

Verde. Al punto che persino tra i binari del tram, invece delle solite orrende massicciate pietrose o del dozzinale cemento, hanno fatto crescere un bel pratino allegro. Bella idea. Italiani: copiare costa troppo?

Colorata. Come la via tappezzata di quadri allucinati, o la parete di un negozio di scarpe di provenienza brasiliana, con tanto di storia commovente scritta fuori.


Domani terza e ultima parte. Più scatti e meno parole.

venerdì 12 agosto 2011

Nizza è... - 1a parte

Dedicato all’amico Dragor, che mi ha chiesto di raccontarne, segno evidente di una comprensibile nostalgia. Non scrivo su commissione, ma questa volta è diverso. Dragor, questo è per il regalo che non ti ho potuto dare, perché sei partito per l’Africa pochi giorni prima che io fossi lì, nella tua città. Da leggere ascoltando mentalmente le sole note della bellissima Napule è, di Pino Daniele.

Nizza è...

In Francia. Sembra banale, ma agli occhi di un italiano fa effetto tutto questo spiegamento di sentimenti nazionalistici. Sette bandiere, mica una. Un orgoglio che a noi manca.

Francese. Uno scatto così in Italia susciterebbe anatemi. Ristorante del Gesù? Vade retro Satana. Scherza coi fanti e lascia stare i santi. Invece qui è normale che il ristorante dirimpettaio della bellissima chiesa del Gesù si chiami come il suo artistico vicino di casa.

Pulita. Non solo ci sono cartelli ovunque ammonenti i proprietari di cani che parchi e giardini son lì per il piacere di tutti, e non per collezionare cacche canine. C’è un’attenzione quasi maniacale anche per i dettagli. Spolverare le bocce dei lampioni, una ad una, con cura. Alzi la mano l’italiano che ha visto fare ciò nella sua città. Sarò lieto di congratularmi con la sua amministrazione comunale.

Una vecchia signora. Bella anche con qualche ruga evidente. Il fascino non ha età.

Felicità. Di poter sguazzare allegramente in una fontana di Place Massena, alla ricerca di qualche tesoro da riportare al padrone.


Continua domani, con altre fotostorie.