In Australia sta per scatenarsi una battaglia tra potenti. Da una parte l’ente governativo che si occupa della salute pubblica. Dall’altra le multinazionali del tabacco. Oggetto del contendere, la proposta lanciata di recente per rendere meno attraente (siamo ai limiti dell’eufemismo) l’aspetto dei pacchetti di sigarette.
Da molto tempo, ed in svariate misure, in altre nazioni i produttori di sigarette devono stampare sui contenitori moniti ed avvisi, la cui efficacia tende a svanire con l’abitudine. Fumare uccide. Sì, va beh, di qualcosa bisogna pur morire. Il fumo fa male alla salute. Fatti i fatti tuoi. Il fumo passivo nuoce a chi ti è vicino. Chi se ne frega, sono un egoista. E via discorrendo.
Ma il provvedimento che – salvo sterzate dell’ultima ora – diverrà legge, è davvero rivoluzionario. E proprio per questo ha suscitato le ire di chi dal fumo ha tratto proventi miliardari. I pacchetti – indipendentemente dalla marca – dovranno essere tutti dello stesso colore. Un orrendo verde marcio, scelto apposta in quanto colore meno gradito dall’occhio dei consumatori. La gran parte della facciata sarà occupata da immagini che solo un patologo con dei problemi psicologici può trovare attraenti. Denti marci, occhi ciechi, bambini ospedalizzati e magari frattaglie assortite sciupate e incancrenite dai veleni del fumo. Infine, lo spazio per il nome della sigaretta: niente più loghi con le consuete forme e colori a cui la gente è abituata, ma collocazione, carattere e tinta unici per tutte le marche.
Proprio quest’ultima bordata, un vero attentato all’immagine conquistata a suon di carissime campagne pubblicitarie planetarie, ha suscitato il grido di dolore e di ribellione di più di un avvelenatore in guanti bianchi. Sono stati subito tirati in ballo la minaccia alla proprietà intellettuale, la mancanza di rispetto nei confronti dei marchi registrati, l’iniquità dell’appiattimento di tutti i più famigerati nomi del fumo con un anonimo, neutrale, omogeneo carattere universale. Insomma, come ha dichiarato con molto senso pratico un produttore, una confezione del genere metterebbe in crisi le vendite.
Certo: è esattamente l’obiettivo dei governanti australiani. Che si preoccupano sia del benessere fisico della loro gente, sia del bilancio economico nazionale. Su una popolazione di appena una ventina di milioni di persone, ben 15.000 muoiono ogni anno per malattie derivanti dal vizio del fumo. E il tabacco costa alla collettività, tra assistenza ospedaliera e perdita di produttività, la bella cifra annuale di circa ventitré miliardi di euro (avete letto bene, 23 miliardi!).
E allora ben vengano i pacchetti disgustosi. Se servono a convincere qualche giovane a non cominciare, o qualche fumatore a ridurre o smettere del tutto, ecco una legge che andrebbe non solo encomiata, ma anche esportata verso altre nazioni di ciminiere fumanti. Come sempre, gli australiani si distinguono per la loro civiltà. Perfino i governanti. E scusate se è poco.
Be' non possiamo sempre essere d'accordo !
RispondiEliminaCari amici australiani : Vivere uccide. Perché non fate la stessa cosa con la birra, le macchine, la junk food, la tv, la vegemite ((che uccide più del tabacco !)...ecc...? Perché non vietate addirittura il tabacco se siete tanto preoccupati dal benessere della vostra gente ? Posso dire che quest'immagini disgustosi mi hanno convinto di una sola cosa : fumare è male pero continuare a vendere è commerciale. Non siete civili ma ipocriti.
Alex
caro Alex,
RispondiEliminail proibizionismo non funziona mai. Anzi, più una cosa è vietata e più la psiche umana la desidera. Per me la strada giusta è quella della dissuasione ragionata, non del proibire. E poi con gli australiani funzionerebbe meno ancora che da altre parti. Se c'è una cosa che il popolo di Down Under non sopporta è l'imposizione dall'alto di regole, il giogo del potere che si vuole affermare irragionevolmente.
Ecco perchè la strada da seguire è quella. Convincere, non minacciare.
E stai sicuro che quando si parla di alcoolici, non sono meno severi, almeno quando si tratta poi di guidare. Infine: con la vita (ottima) che conducono, anche se esagerano un po' con l'alcool, sono certo meno a rischio stress e infarto rispetto alla media degli asiatici.
Un popolo che si sa godere la vita molto meglio di tanti altri. Direi di più: noi (italiani, europei, fai tu...) compresi. Da invidia.
Grazie della visita e del tuo sempre interessante commento, a presto,
HP
Trovata geniale ma temo non importabile in Italia: troppo contraria agli interessi dell'erario e all'equilibrio dei conti pubblici.
RispondiEliminaTesea
Purtroppo debbo concordare - a malincuore - con te, Tesea.
RispondiEliminaLa prossima settimana mi aspetta l'inferno anarchico del fumo: la Cina. E pensare che stanno facendo dei progressi anche lì, in quanto a limitazioni del fumo nei locali pubblici. Una goccia nel mare, ma tutto fa.
E lì davvero l'erario incassa alla grande. Perchè le più grandi fabbriche di sigarette sono tutte di proprietà governativa. Soldi a palate. Figurati se rovinano quei bei pacchetti rossi e dorati con delle foto di malattie...
Grazie della visita e del commento, a presto,
HP