Abbiamo sempre sentito citare la nomea dei turisti italiani all’estero (e talvolta verificato, ahimè, di persona la veridicità di tale fama). Tutti intenti a lodare la propria cucina regionale e a lamentarsi in continuazione dei cibi locali e a sbavare scambiandosi ricette venete e calabresi. Sempre alla ricerca del posticino dove servono spaghetti e chianti nel fiasco, ed alla fine perfino il caffè. Tali informazioni, una volta acquisite, vengono tramandate sottovoce, con fare carbonaro, mai la guida dovesse origliare e costringerli ancora una volta a mangiare con i bastoncini degli oggetti non identificabili che i locali amano spacciare per alimenti. Ovviamente alla visita al ristorante supposto italiano segue la rituale querimonia che inizia invariabilmente con la frase: eeeh, certo che come si mangia in Italia… Candidamente sconcertati per il misterioso fatto che la popolazione autoctona non solo parla idiomi gutturali e incomprensibili, ma – evento ancora più grave – si ostina a non comprendere una parola di italiano, rendendo impossibile qualsiasi comunicazione che vada al di là della trattativa commerciale per acquistare una maglia palesemente falsa o per negoziare l’ingresso al tempio o al museo esibendo improbabili tesserini ministeriali per ottenere sconti e favori vari (come saltare la coda, specialità nella quale gli italiani contendono ai cinesi il primato mondiale).
Sentite questa: siamo in buona compagnia. Quei burloni degli australiani hanno colpito di nuovo, prendendo di mira i loro parenti alla lontana, i Pommies, come li chiamano loro con un nomignolo non esattamente politicamente corretto. Gli inglesi non sono mai stati nella top ten delle simpatie nella terra dei canguri. Se trovate in qualche cineteca Gallipoli, un raro film con Mel Gibson, capirete perché. Storia della prima guerra mondiale, quando il contingente australiano fu sacrificato dagli inglesi contro i Turchi. Parafrasando: dagli alleati mi guardi Dio, che dai nemici mi guardo io. Oppure Ned Kelly, storia del bandito australiano più famoso dell’ottocento. Una specie di Robin Hood della prateria, difensore dei coloni australiani dalla prepotenza dei gendarmi inglesi, che si facevano la legge a loro comodo, nella colonia così lontana dalla corte della regina Vittoria.
Una risata vi seppellirà. Gli australiani sono tipi accomodanti, quando viaggiano. Abituati ad essere distanti da tutto, se fanno un tour stanno via un mese. O tre. O sei, girandosi mezza Europa o tutta l’America come dei nomadi. Magari ogni tanto si lamentano anche loro. Ma in generale sanno prendere la vita con humour, battendo in questo caso quelli che iconograficamente dovrebbero essere i maestri. Lo humour inglese non si applica, evidentemente, a certi turisti, le cui lamentele sono state – immagino fra grasse risate – raccolte e catalogate da un consesso di mattacchioni che di mestiere fanno gli albergatori in Australia.
Un turista britannico ha fatto un pandemonio al ristorante di un albergo, lamentandosi che la sua minestra era troppo spessa e forte di sapore. Gli è stato spiegato che stava sorbendosi l’intingolo dalla salsiera.
Un altro ha dichiarato che le sue vacanze erano state rovinate da spiagge “troppo sabbiose”. E poi nessuno lo aveva avvertito che il mare fosse pieno di pesci. I suoi figli si erano spaventati per tale inverosimile spettacolo.
Una moglie infuriata ha richiesto che venga proibito prendere il sole in topless, affermando che il marito trascorreva la giornata rimirando le altre donne.
Ed ecco un piccolo campionario di rimostranze. Una lode alla professionalità degli impiegati che le hanno registrate e sono riusciti a non scoppiare a ridere in faccia ai clienti, ascoltandole.
Abbiamo comprato dei Ray-Ban per 5 Euro da un venditore di strada, e poi abbiamo scoperto che sono falsi.
Ci sono troppi spagnoli. L’impiegata al banco parla spagnolo. Il cibo è spagnolo. Troppi stranieri.
Sono stato pinzato da una zanzara. Nessuno mi aveva avvisato che pinzassero.
Nel vostro catalogo dovrebbe essere precisato che il negozietto locale non vende biscotti ammodo, come i custard creams o i ginger nuts [tipici biscotti inglesi].
Abbiamo prenotato un’escursione ad un parco acquatico, ma nessuno ci ha detto di portare il costume ed un asciugamano.
La sabbia non è come quella nelle foto del catalogo. Lì sembrava gialla, ma in realtà è bianca.
Abbiamo dovuto fare la coda fuori, senza aria condizionata.
La brochure del villaggio dice “niente parrucchiere nel complesso”. Noi siamo apprendiste parrucchiere: possiamo prenotare lo stesso da voi?
Ed infine il capolavoro. Una turista inglese, tornata in patria, ha scritto questa perla di lamentela all’hotel che l’aveva ospitata: il mio fidanzato ed io avevamo prenotato una stanza con due letti singoli, ma ci è stata assegnata una stanza con un letto matrimoniale. Vi considero responsabili del fatto che adesso mi ritrovo incinta.
Turisti inglesi: per favore, continuate a viaggiare. State facendo una seria concorrenza a quelli italiani. E poi ridere fa bene alla salute.
Prima pubblicazione : 14 aprile 2009
Grazie per queste perle, e di avermi fatto ridere!
RispondiEliminaIo, da straniera in Italia, posso confermare il sopraddetto che riguarda la cucina italiana. E' un fenomeno talmente tanto pronunciato, che è al limite di diventare fastidioso. E se poi osi dire a un italiano che la cucina italiana è come ogni altra cucina - buona per gli autoctoni, ma che dimostra diffetti per chi è abituato a sapori diversi e più forti - ti cava gli occhi. Come minimo, non ti parla per il resto della serata...
Ciao Selene,
RispondiEliminasono contento che ti sia divertita! Concordo con quanto dici. C'è nell'italiano medio un orgoglio gastronomico che lo porta a straparlare delle volte.
Grazie della visita e del commento, a presto,
HP
Contropiede
RispondiEliminaOrgoglio gastronomico italiano dovuto, ovviamente, a un difetto tipicamente inglese :
http://www.lgpcards.com/cards/card08.html
Alex
Ah, e' bellissima questa vignetta. So brit.
RispondiEliminaPeccato che gli inglesi non imparino abbastanza dagli italiani. E viceversa, gli italiani (turisti per caso) non imparino un accidente di stile e comportamento dai pommies.
Grazie del commento e della gustosa segnalazione, a presto,
HP
Insomma, Italia-Inghilterra: pareggio.
RispondiEliminaTesea
Quello che, parafrasando il gergo calcistico, si chiamerebbe pareggio "disonorevole".
RispondiEliminaGrazie della visita, a presto,
HP
Oddio sto ancora ridendo!!!
RispondiEliminaLa meglio è "La brochure del villaggio dice “niente parrucchiere nel complesso”. Noi siamo apprendiste parrucchiere: possiamo prenotare lo stesso da voi?", spero che l'hotel abbia risposto no!!!
Ciao Marta,
RispondiEliminasono contento che ti sia divertita!
Quelle migliori, anche per me, sono le parrucchiere e quella che è rimasta incinta e si lamenta. Infatti le ho tenute per ultime.
Grazie della visita e del commento, a presto,
HP