Non bastano i fantasmi di un passato infame e inenarrabile. Ci si mette anche lo sconcio dei mostri di oggi, che vengono da lontano, a rovinare un’altra generazione di cambogiani.
Il sesso con i bambini è un crimine, proclama la pagina di controcopertina delle piantine turistiche distribuite negli alberghi di Phnom Penh e Siem Reap. Con tanto di foto eloquente e poche, essenziali statistiche sul fenomeno: almeno 940 adulti sono già stati incarcerati per tale reato. Chi ha rapporti sessuali con minorenni rischia fino a venti anni di carcere in Cambogia, ed è perseguibile anche se si rifugia nella nazione d’origine.
Nonostante la formale condanna di tali pratiche abiette, ci sono ancora delle possibilità che uno straniero colto sul fatto riesca a farla franca, lasciando il paese alla chetichella, dopo essersi comprato la strada di casa a suon di mazzette a giudici e poliziotti compiacenti. O pagando il silenzio delle vittime, spesso con l’aiuto dei prosseneti che gestiscono
tale sporco traffico.
tale sporco traffico.
Ma qualcosa, faticosamente, si sta muovendo. Oltre che in Cambogia, anche in Tailandia, Myanmar, Indonesia, Filippine, Vietnam le autorità negli ultimi anni hanno arrestato dei turisti sessuali per aver abusato di bambini locali. I criminali sono di nazionalità tedesca, inglese, belga, italiana, indiana, cinese, sudcoreana e australiana. Proprio un bel campionario.
Gli attivisti dei gruppi per la difesa dei diritti dei bambini sostengono che comunque le pene per chi li sfrutta sessualmente non sono commisurate alla gravità del reato. Pochi mesi fa è stato rilasciato l’inglese Gary Glitter, vecchio rocker in disarmo di 64 anni, dopo aver scontato due anni e nove mesi in Vietnam per aver abusato di due bambine di 11 e 12 anni. Il lupo perde il pelo ma non il vizio, è proprio il caso di dire. Nel 2002 era stato espulso dalla Cambogia per aver cercato di ottenere prestazioni sessuali da ragazzine minorenni. Per fortuna i veli di omertà si stanno squarciando, facendo luce su questi episodi. Saldato il suo debito con la giustizia, Paul Francis Gadd – alias Glitter – è stato espulso dal Vietnam e sia la Tailandia sia la Cina gli hanno rifiutato l’ingresso sul loro territorio. Bene. Cominciamo finalmente a fermarli prima che facciano dei danni. Non dopo che lo sconcio è stato compiuto.
Phnom Penh, passeggiata lungofiume piena di bar, ristoranti, localini, pub per forestieri. Mi guardo intorno, al calar della sera. Ecco palesarsi una fauna particolare, che non si sa dove trascorra la giornata ma che, come le iene e gli sciacalli, appare all’imbrunire e preda di notte. Le dignitose bestie hanno perlomeno una funzione sociale di selettori naturali e di netturbini della savana. Non i maledetti bipedi, carnefici di un’innocenza troppo indigente per sapersi opporre all’oltraggio.
Pedofili? Hanno un’età che vorrebbero mascherare e, se potessero, fermare come Dorian Grey. Esibiscono grottesche, desolate capigliature tinte di rosso tiziano o di malsano nero corvino. Vestono canotte d’imitazione giovanile, scoprendo braccine flaccide dalla pelle vizza e cadente. Ostentano tatuaggi, borchie, catenelle ed altro ciarpame più adatto ad adolescenti ribelli che non a laidi pensionati alla ricerca di carne giovane. Gesticolano, sfoggiando sorrisi falsi e meteci e pieni di aspettative, all’indirizzo di giovani camerieri, che mal sopportano quel confidenziale allungarsi di mani mentre ricevono l’ordinazione di una bevanda madida, da consumarsi lì per lì, fumando sigaretti affusolati e speziati, mollemente adagiati nel vimini coloniale delle poltrone sulla promenade del fiume Mekong. Forse solo il timore di perdere un posto che frutta in mance più di un risicato stipendio impedisce a quei ragazzi di reagire, e di spiegare con chiari esempi dove se le dovrebbero ficcare quelle manacce quei maiali pervertiti.
Ma è davvero così, o sto vaneggiando, suggestionato da locandine e giganteschi manifesti per strada che invitano alla segnalazione di comportamenti sospetti? Magari quelli non sono veramente pedofili, ma soltanto patetici anziani che non si arrendono all’inesorabile passare del tempo. Forse sono io che me li immagino così, ed invece poi gli autentici predoni di fanciullezze umiliate sono gente insospettabile, il classico vicino di casa buongiorno e buonasera che poi tutti fanno le facce stuporose e dicono ma come sembrava una così brava persona.
Sento la rabbia montarmi dentro, pensando a ciò che rubano questi farabutti. Predatori di innocenti. E seminatori di diffidenza. Per colpa loro, sono costretto delle volte a pensarci due volte, prima di fare un sorriso, un complimento, una carezza ad un bambino, mai qualcuno equivocasse, mai una mamma ansiosa mi guardasse storto, mai mi dovessi sentire apostrofare scusi lei come si permette. Perché un uomo non è più libero di manifestare i propri sentimenti nei confronti di creature che suscitano dolcezza ed allegria? Perché ci viene sottratta la gioia di condividere l’innocenza spontanea dei bambini? Perché ci deve essere l’ombra maligna del sospetto su tutti, indistintamente? Perché io stesso, vedendo un turista giapponese fotografare quattro marmocchi cambogiani che sguazzano spensierati in un laghetto, non riesco a scacciare il tarlo, sarà un appassionato alla ricerca dello scatto da concorso o un pedofilo? Maledetti bastardi, ci inquinate il cervello con le vostre azioni ripugnanti.
In Cambogia, i mostri di ieri erano assassini e torturatori. Quelli di oggi non sono migliori. Io proporrei una nuova norma: cella comune per il pedofilo sorpreso all’opera. La legge non scritta – ma non per questo meno inflessibile, e certamente di più garantita applicazione – del carcere gli farebbe passare qualsiasi voglia di ritornarci una seconda volta, per lo stesso reato.
Invece di raccontarci fregnacce insultanti come quanto ha speso andando per boutiques la signora Beckham in un fine settimana a Milano (per la cronaca, centomila euro, meritandosi un posto nella rubrica vergogniamoci per loro), l’ammontare della multa di un calciatore che si è presentato in ritardo al raduno, la lunghezza delle code per raggiungere outlet in vena di sconti e regalie, o come, dove e con chi hanno trascorso il capodanno i vip (ora un bel chi se ne frega non ci sta bene?), che si parli, sui giornali ed in televisione, del dramma delle vittime della pedofilia. Si crei consapevolezza. Si formi nell’opinione pubblica la coscienza che la violenza sessuale su un minore crea danni spesso irreparabili nella sua psiche, per non parlare del fisico. Fermiamo questi mostri, dovunque siano in agguato. Hanno già fatto empietà a sufficienza. No alla pedofilia. Subito.
Prima pubblicazione : 9 gennaio 2009
Continua...
Cella comune per il pedofilo colto in flagrante sarebbe davvero la sanzione più auspicabile, visto la non applicabilità della pena di morte.
RispondiEliminaTesea
Ma con la chiara informazione agli altri detenuti del tipo di reato di cui si è macchiato. La legge non scritta della galera fa il suo corso, nei confronti di chi perpetra reati così odiosi.
RispondiEliminaGrazie della visita e del commento, Tesea, a presto,
HP