Non so se siano un piacevole sintomo di una città non inquinata. So solo che da noi quel lontano, alto frinire di cicale si ode solo lassù, tra le fronde degli allampanati pini mediterranei, e mai è dato vedere il rumoroso insetto all’opera, mentre modula la sua melodia stridula. Vi è mai capitato di vederne una da presso, a tu per tu? A me, finora, no.
Invece in Giappone le cicale le trovi sugli alberelli nani che costeggiano le vie cittadine, e se segui quel suono – che da vicino quasi trapana i timpani – riesci a scovarne l’origine ed ammirare quella minuscola, chiassosa meraviglia della natura in azione. Vibra tutta mentre emette la sua voce addominale. La pancia ondeggia, variando la tonalità, come una fisarmonica abilmente manovrata da un mastro di Castelfidardo.
Ma d’improvviso sembra innervosita da questa inopportuna presenza, il suo gracidio si fa inquieto, quasi arrabbiato. Percepisce di essere spiata. E nel regno animale esser spiati non è mai presagio di eventi buoni. Dopo pochi istanti, appena il tempo di ritrarla, smette di cantare, fulminea dispiega le ali e migra su un altro albero, lasciando nell’aria la scia di un distinguibile ronzio.
La Fontaine ne ha fatto il simbolo della superficiale imprevidenza. Credo che, con quelle ali venate, le zampe acquattate, i grandi occhi neri protrudenti dalla testa, e quel corpo inquietante, massiccio e flessuoso insieme, potrebbe fornire ispirazione ai creatori di mostri antropomorfi di certi film horror.
La cicala: non bella, ma affascinante. Come molti piccoli prodigi della natura.
Invece in Giappone le cicale le trovi sugli alberelli nani che costeggiano le vie cittadine, e se segui quel suono – che da vicino quasi trapana i timpani – riesci a scovarne l’origine ed ammirare quella minuscola, chiassosa meraviglia della natura in azione. Vibra tutta mentre emette la sua voce addominale. La pancia ondeggia, variando la tonalità, come una fisarmonica abilmente manovrata da un mastro di Castelfidardo.
Ma d’improvviso sembra innervosita da questa inopportuna presenza, il suo gracidio si fa inquieto, quasi arrabbiato. Percepisce di essere spiata. E nel regno animale esser spiati non è mai presagio di eventi buoni. Dopo pochi istanti, appena il tempo di ritrarla, smette di cantare, fulminea dispiega le ali e migra su un altro albero, lasciando nell’aria la scia di un distinguibile ronzio.
La Fontaine ne ha fatto il simbolo della superficiale imprevidenza. Credo che, con quelle ali venate, le zampe acquattate, i grandi occhi neri protrudenti dalla testa, e quel corpo inquietante, massiccio e flessuoso insieme, potrebbe fornire ispirazione ai creatori di mostri antropomorfi di certi film horror.
La cicala: non bella, ma affascinante. Come molti piccoli prodigi della natura.
Per me le cicale sono la Provenza profonda, "lou soleu me fai canta". Ricordo un'estate vicino ad Arles, la stanza in penombra, il sole all'esterno e il frinio delle cicale a cullare la siesta. Ce ne sono molte anche da noi, specialmente sulle jacaranda. Fanno cosi' tanto rumore che gli alberi sembrano vibrare. Pero' non ho mai osservato le cicale come hai fatto in Giappone, perche' ho il terrore degli insetti. In Tanzania le ho viste servite come spiedini alla griglia e sono rimasto 1 mese senza mangiare brochettes.
RispondiEliminaCiao, a presto.
dragor (journal intime)
Ciao Dragor,
RispondiEliminache bello, un racconto nel racconto. Insetti canori a varie latitudini. Tre continenti, un solo frinire. Davvero bello.
Peccato per la tua repulsione nei confronti degli insetti. Certo sono.... veramente buoni!!! ;) Le mie esperienze cinesi mi hanno fatto apprezzare i centopiedi fritti, molto meno gli scorpioni (per quanto non siano cattivi), così così i bachi da seta (quella volta a momenti un nostro amico canadase vomitava lì per lì, con il baco piantato in gola che non voleva saperne di andare nè su nè giù!!), assolutamente da scartare gli scarafaggi.
Ti ho fatto mettere a dieta? ;))
Grazie del commento, a presto,
HP