Disagi giapponesi. Piccole riflessioni di viaggio maturate in un giorno di cattiva forma fisica.
Se hai mal di testa, evita i ristoranti di sushi: i cuochi non stanno in cucina ma dietro al bancone, direttamente in faccia ai commensali, che possono ammirare in diretta l’abile preparazione dei tocchetti di pesce crudo. Ma detti chefs hanno la peculiare abitudine di urlare un saluto – a squarciagola e all’unisono – ogniqualvolta un cliente si presenta all’ingresso, oppure si alza per accommiatarsi, o semplicemente viene fatto un ordine che propizi una corale strillata. È sorprendente il numero di decibel che un sushi master riesce a tirar fuori dai polmoni. Sentirti urlare nelle orecchie dai sullodati personaggi è divertente e folcloristico per cinque minuti. Molto meno se hai un principio di emicrania.
Se, dimentico del fatto di non avere più vent’anni, ti sei procurato una contrattura alla schiena, sollevando inopinatamente e a freddo un bagaglio pesante come una torpediniera, farai improvvisamente – e con gran pena – caso a quanto tutto sia dannatamente basso nelle camere d’albergo giapponesi: le sedie; la scrivania; il lavandino; il getto della doccia; perfino il letto. Ogni pezzo d’arredo è almeno quindici centimetri più corto dei corrispondenti nostri. Non la ricetta ideale per chi non riesce nemmeno a girare un braccio senza provare una fitta nella zona lombare che sembra ti abbiano dato una scossa elettrica con un taser. Si riscopre così l’utile funzione suppletiva delle ginocchia, per variare il livello di lavoro del corpo. Sembrerò un ballerino in pensione, farò anche sorridere i giapponesi che mi osservano andare su e giù sulle articolazioni, rigido di schiena come un baccalà, ma ecco la maniera per sopravvivere – a Osaka – ad un colpo della strega.
Sempre a proposito di camere d’albergo. Ma perché i giapponesi amano complicare la vita della gente anche nei dettagli? Per aprire la porta, la chiave va girata verso lo stipite. Come facciamo di solito noi per chiuderla. Così, per la forza dell’abitudine di gesti automatici che ripeti senza neppure più collegare il cervello, ti trovi a trafficare con la chiave, spingendo una porta che si rifiuta ostinatamente di aprirsi. Finchè ti ricordi che devi girare dall’altra parte e finalmente la porta si arrende, investita dai tuoi improperi mormorati all’indirizzo degli inventori di tale illogica estrosità.
Una buona parola va però spesa per gli alberghi giapponesi. A parte la quasi innaturale gentilezza del personale, che si perde in profondi inchini e in convolute e cerimoniali formule di saluto ogni volta che ti incrocia, nelle aree comuni – ascensori, corridoi, la hall d’ingresso – c’è sempre un piacevole e rilassante sottofondo di musica classica. Dolci quartetti d’archi e delicate sonate di pianoforte, mai orchestre al gran completo, mai percussioni. Solo un sussurro di Chopin o di Vivaldi ti accompagna mentre ti muovi in mezzo a gente che mette alla prova le due parole d’inglese che sa per presentarsi, o mentre in ascensore sali al piano insieme con una signora che ti squadra come se fossi un alieno, poi ti chiede da che parte della galassia tu provenga, e quando glielo dici le esplode un sorriso sulla faccia spigolosa e intona trionfalmente Siamo solo noi. Maledetta globalizzazione. Fino a qui è arrivato Vasco Rossi.
Spero guarirai presto di questa contrattura. A propostito hai portato il contatore geiger nel ristorante di sushi ? Lo dico perché dopo il tè verde, il latte, i funghi, i cetrioli, i pesci..ecc...ci sono 1235 bovini che hanno mangiato fieno radioattivo, passeggerebbero sotto la forma di bistecche nelle 47 prefetture del Giappone.
RispondiEliminaFinalmente, sei stato fortunato ! Immagini con 35 centrali giapponesi fermate, un guasto elettrico, un blocco dell'ascensore...un concerto di Vasco Rossi dalla signora alla faccia spigolosa....
Sono notizie angosciose che leggiamo ogni giorno sui giornali....
Buon week-end, Alex
Stare male quando si è fuori casa è faccenda sgradevole. La scorsa settimana ero in Egitto ed è toccato anche a me: la solita vendetta di Tutankhamen che becca a random i turisti. Per fortuna, pollo e riso sono piatti consueti...
RispondiEliminaSpero che nel frattempo ti sia ripreso. Un caro saluto.
Pim
Ciao Alex,
RispondiEliminagrazie della partecipazione. Per fortuna la schiena, a forza di cerotti medicati giapponesi (di contenuto misterioso ma efficace) sta meglio.
In quanto alla radioattività, sto scoprendo cosette piuttosto interessanti e appena ho tempo ne racconterò.
Grazie della visita, a presto,
HP
Ciao Pim,
RispondiEliminabentornato e grazie della visita. Come ho detto ad Alex, va meglio. Spero che anche tu ti sia ripreso dalla maledizione del faraone.
Ne so qualcosa per esperienze indiane di sicuro similari. Caro Pim, ci mancano gli anticorpi!
Ciao, a presto,
HP