Le Langhe sono un posto magico. Sarà quell’atmosfera speciale, il susseguirsi di piani di colline e saliscendi a perdita d’occhio. Sarà il fascino di quel terreno giallo e friabile che genera anno dopo anno vini straordinari. Sarà l’irripetibilità di un microcosmo sempre uguale a se stesso, che in tempi di mordi e fuggi da globalizzazione esibisce con fierezza contadina aziende pluricentenarie ancora saldamente in salute.
Le Langhe sono uno di quei rari posti che sanno esser belli tutto l’anno. D’inverno, immersi nelle brume, con i filari spogli, mille e mille dita che indicano un cielo incupito e gravido di neve. In primavera, col risveglio dal letargo invernale, le prime foglioline che fanno capolino nei vigneti e i noccioli intirizziti che si scuotono di dosso la rugiada. D’estate, quando il calore del sole esalta le vigne e ogni filare mostra orgoglioso i suoi grappoli preziosi. E infine d’autunno.
L’arcobaleno della natura è un tramonto novembrino con il sole sospeso in quella lingua di cielo tra le nuvole e i crinali puntuti di campanili e torri. E illumina con i suoi ultimi raggi una gamma tonale degna di un Pissarro. Signori: ecco a voi le Langhe. D’autunno.