Fatemeli conoscere. Vi prego. Voglio dare un volto a quegli ineffabili creativi (stipendiati dai consumatori con l’acquisto delle relative merci) artefici di certe pubblicità.
Continuo a ripeterlo: so che c’è di peggio, al mondo. Ma non si può proprio fare a meno di vedersi ammannire, con pervicace frequenza televisiva, le seguenti réclames?
Nell’ordine di insopportabilità, una personale hit parade dell’estate 2013. Gli spot da urlo. Il mio, di disgusto, seguito dall’immediato e salvifico cambio di canale. Anzi, meglio ancora: spegnere il tutto, andare a fare due passi, aprire un bel libro, chiamare un amico che non senti da tempo.
Terzo posto
Lo spot: un imbranato di proporzioni epiche arranca goffamente nella rena, palla al piede (si fa per dire), facendo tutto il contrario di quello che perfino un bambino di cinque anni saprebbe fare per cercare di andare a segnare un gol. Colonna sonora: un radiocronista dai toni sempre più concitati ed eccitati che racconta un’azione memorabile, degna di un Italia Germania quattro a tre. In sincrono col fatidico grido gooool!!, l’incapace frana mestamente a terra, ciccando la palla a due passi dalla rete.
Cambio di scena: viene inquadrato uno sfaccendato seduto per terra. Per dimostrare la sua confidenza con le nuove tecnologie si è portato in spiaggia il tablet, che oggi non sei nessuno se non ce l’hai e soprattutto se non lo esibisci nei luoghi più inidonei. Incurante di mare, sole e aria salsoiodica, lui nemmeno lì può rinunciare alla visione dei suoi beniamini in mutande colorate. Questo spiega l’apparente incongruità tra sonoro (football professionistico) e azione visiva (brocco terrificante). Il lobotomizzato da calcio su mini schermo lancia un languido sguardo da approccio (ehi, non vedi come sono figo?) a una bellezza al bagno. La quale prontamente si alza e va a sedergli vicino.
Cambio di scena: viene inquadrato uno sfaccendato seduto per terra. Per dimostrare la sua confidenza con le nuove tecnologie si è portato in spiaggia il tablet, che oggi non sei nessuno se non ce l’hai e soprattutto se non lo esibisci nei luoghi più inidonei. Incurante di mare, sole e aria salsoiodica, lui nemmeno lì può rinunciare alla visione dei suoi beniamini in mutande colorate. Questo spiega l’apparente incongruità tra sonoro (football professionistico) e azione visiva (brocco terrificante). Il lobotomizzato da calcio su mini schermo lancia un languido sguardo da approccio (ehi, non vedi come sono figo?) a una bellezza al bagno. La quale prontamente si alza e va a sedergli vicino.
Condannabile perché: la giovane concupita, non appena resasi conto di ciò che il bighellone sta osservando, invece di mandarlo immediatamente a quel paese (ma vedi tu questo imbecille: pure a luglio, quando campionati, coppe, amichevoli e tornei aziendali sono finiti, insiste a guardarsi le partite invece di godersi la giornata al mare) e andarsene schifata, resta lì, mostra crescente confidenza e piacere della compagnia, addirittura pare ostentare interesse per le sorti del match. Nel mondo reale: non esiste. Per fortuna.
Secondo posto
Lo spot: L’intervista a Uma Thurman. Un pischello di giornalista (certamente da rotocalchi scandalistici) siede di fronte alla Duse di Tarantino. Il tapino emana insicurezza e inadeguatezza da ogni poro – oltre a quantità inammissibili di sudore. Lei, maliarda ma eterea e irraggiungibile come un’imperatrice cinese, lo guarda con infinita compassione.
Poche, ininfluenti battute, fino al calembour colonna portante dello spot. Uma sussurra, con voce suadente, la marca della bevanda. Lui rimane interdetto e - a causa della evidente abissale ignoranza di qualsiasi lingua che non sia l’italiano - equivoca: si illude che lei gli stia facendo delle profferte. E osa pure chieder conferma della cosa: Uma, stai parlando di sesso?
Poche, ininfluenti battute, fino al calembour colonna portante dello spot. Uma sussurra, con voce suadente, la marca della bevanda. Lui rimane interdetto e - a causa della evidente abissale ignoranza di qualsiasi lingua che non sia l’italiano - equivoca: si illude che lei gli stia facendo delle profferte. E osa pure chieder conferma della cosa: Uma, stai parlando di sesso?
Condannabile perché: uomo dall’ascella pezzata, dimmelo. Tu a casa non ce li hai mica gli specchi, vero? Oppure fai parte di quella cospicua maggioranza di maschi che, pur essendo dotati del sex-appeal di un bradipo, credono normale che non solo una casalinga di Voghera, ma addirittura un’attrice di successo già faccia loro proposte scandalose a pochi secondi dalla loro conoscenza? Ragazzi, diamoci una ridimensionata. Un po’ di autostima fa bene. Ma l’autocritica dove l’abbiamo dimenticata???
Réclame regina
Lo spot: spiaggia piena di gente, indaffarata a sembrare in vacanza. Annunciato da musica angosciante tipo Squalo due la vendetta, ecco il dramma. Una decerebrata si accorge di avere un’orrenda imperfezione: il suo tallone è squamoso come la livrea di un tirannosauro. Attorno alla superstite di Jurassic Park si fa il vuoto. Gli altri bagnanti lanciano urla disumane fuggendo terrorizzati, come se invece di aver visto un piede malconcio si fossero improvvisamente imbattuti nell’intera fauna estinta di Isla Nublar.
Condannabile perché: signori, rivediamo un po’ priorità e reazioni. Ci sono molte cose al mondo che giustificherebbero una folla urlante (di indignazione, di raccapriccio, di orrore, di rabbia). Ma nessuna di queste ha a che vedere con le estremità screpolate di una donzella al mare.