Un taxi mi porta a Guarulhos, aeroporto internazionale di São Paulo. Ci sono volte che non amo viaggiare sul sedile posteriore, così mi siedo accanto ad un nero di aspetto interessante, che guida una scalcagnata Fiat Uno.
Leggo, incuriosito, un adesivo applicato sul lunotto di una macchina che ci precede. Mi vergogno degli assessori di São Paulo. Chiedo spiegazioni sul significato, e si avvia un colloquio che si protrarrà fino alla fine del viaggio. Si tratta di una campagna contro la corruzione (che novità!) della gente detentrice del potere.
Il Brasile, mi dice, è una terra benedetta da Dio: niente terremoti, niente uragani, niente grandine. La compensazione che Dio ci ha dato, prosegue, è che ci ha lasciato questi ladroni. L’argomento mi interessa, mi piace ascoltare quello che la gente normale pensa. La disamina del taxista è di una lucidità e di una competenza insospettate: mi parla di deputati che hanno ammazzato gente con la motosega, incriminati solo perché qualcuno li ha filmati all’opera, di cameramen investiti dall’autista di un politico che non gradiva di essere ripreso dalla telecamera di una certa emittente, e di ulteriori atrocità (usa proprio questo termine, che trovo adattissimo) commesse da pazzi che vestono la divisa di rappresentanti del popolo.
Il dibattito è aperto, non mi limito ad ascoltare, voglio stimolarlo nella sua capacità di giudizio, non solo di critica. Mi viene spontaneo domandargli, ma scusa, quella gente non ce l’avete messa voi, lì? Noi siamo colpevoli, ammette con prontezza, ma anche quelli che dimostrano le migliori intenzioni, quando arrivano al potere diventano tutti così! Tutti?, chiedo io. Tutti. E chiosa l’affermazione lapidaria con una frase ad effetto: ogni uomo ha il suo prezzo. E allora, non c’è una soluzione? Forse la soluzione sarebbe emendare la Costituzione. Ma ci rendiamo conto? Un taxista che parla di emendare la Costituzione? E questo lo chiamano il terzo mondo?
Ma non mi basta. Lo stimolo a spiegare cosa farebbe lui per emendarla. Altra frase bellissima: bisogna dare più rispetto al valore della vita. Ossia? Fammi degli esempi. E lui, derivando gli stessi – con originale arbitrio – dal suo mestiere: se io investo un animale protetto, vado nei guai; se perdo i venti punti della mia patente, per un anno non guido, e come campo? Mentre se uno gira armato (e quanti ce ne sono!) e ammazza qualcuno, ha buone possibilità di passarla liscia. Soprattutto se ha i soldi.
Hai ragione, Mariano. Bisognerebbe ristabilire delle priorità. Ma per fare questo, occorrerebbe innanzitutto che quella famosa scritta che incombe nei tribunali, la legge è uguale per tutti, non avesse il sapore di un’amara barzelletta.
Si è fatto tardi, Mariano. Una parola via l’altra, siamo arrivati all’aeroporto. Peccato. L’unica volta che avrei voluto trovare un taxista che ti imbroglia, facendo la strada più lunga, per parlare ancora un poco. Vieni almeno a bere una birretta con me? Non posso, devo lavorare. Un’altra volta. Va bene, un’altra volta. Mi dà un suo bigliettino, se torni chiamami sul cellulare, ti tratterò bene e possiamo parlare ancora. Leggo il nome, Mariano, che coincidenza, come un mio caro amico. Di dove sei, Mariano? Di Salvador, Bahia. Toh, proprio lì sto andando. Allora salutamela. Lo farò, stai certo; ciao, bahiano. Ciao, italiano. Un abbraccio.
Prima pubblicazione : 18 luglio 2007
Mi consola apprendere che ci sono politici forse persino peggiori dei nostri.....
RispondiEliminaTesea
ciao Tesea,
RispondiEliminapurtroppo in questo caso il mal comune non è affatto mezzo gaudio...
Grazie della visita e del commento, a presto,
HP