venerdì 27 maggio 2011

Botteghe oscure

Domenica a Manila. Caldo torrido. Nemmeno equatoriale va bene per descriverlo, perché di solito all’equatore c’è un’umidità insopportabile, mentre invece qui spira un vento caldo e secco che sembra di passare sotto un fon acceso. Tuttavia non basta a spazzare l’inquinamento orrendo che esalano milioni di autobus fumosi, di jeepneys catarrose, di camion arrembanti e cancerogeni.

Così non resta che l’artificiale refrigerio di un centro commerciale dalla perenne e malsana aria condizionata. Manila. L’unica città dove ho visto vere folle di sfaccendati fare la coda la mattina presto davanti ai varchi dei megamall, con il solo scopo di trascorrere qualche ora nel sollazzevole e gratuito fresco offerto dalle potenti ed esose centrali di condizionamento installate sui lastrici solari di bottegoni sterminati.

Ma il giretto domenicale non è tempo sprecato. Mai vista una tale concentrazione di insegne spassose. Tanto da invogliarmi a documentarle, suscitando sguardi sbigottiti negli astanti, ma guarda un po’ quel tipo, che gusto ci troverà a fotografare i negozi, mah, sono proprio bizzarri questi stranieri...

Cominciamo la carrellata con dei classici: i ristoranti italiani, errori compresi.

Italianni’s? Facciamo una colletta. Regaliamogli un dizionario.

Piazza Pazzo. E pensare che sembravano tutti normali, gli avventori. Proprietario (o creativo coniatore del nome): giustificatevi. Avrete fatto la fatica di sceglierlo, questo nome. Come ci siete arrivati?

Pizzeria ä Veneto. Talmente italiana da usare una lettera che non esiste neppure nella nostra lingua. Ma il capolavoro è sotto: va bene che serviate pizza e pasta. Gli eroi (heros) che piatto sono?

Evita Peroni. Senza parole. Voglio sperare che esista una signora con tale nome, proprietaria della catena di negozi di bigiotteria, che vanta sedi a Parigi, New York e Tokyo. Perché se no è oltraggio alla memoria dell’icona femminile d’Argentina, confusa con una birretta dal suono italico.

Mr Quickie. Non sarò originale, né il primo ad aver sogghignato per tale disgraziato nome, affibbiato ad una modesta bottega per la rapida risolatura di scarpe. Spero che il volgare doppio senso vi abbia almeno giovato negli affari: perché Mr Quickie suona come il Signor Sveltina. Non proprio lusinghiero, in una terra orientale dalla cultura profondamente machista.

JiPan. Gustoso calembour. Una panetteria giapponese a Manila. La lingua tagalog è infarcita di lemmi spagnoli, dopo vari secoli di dominazione ispanica. Pan è il pane. Se è giapponese (credevate che mangiassero solo riso, vero?), ecco Ji-pan.

Di colonialismo in colonialismo. Dopo gli spagnoli, sono arrivati i giapponesi. E poi i liberatori americani. Ora si tifa per l’NBA, si mangia nei fast food, la lingua si è ulteriormente imbastardita con nuove parole inglesi. Il dentifricio in tagalog si dice colgate. Marchio trasformato in nome comune. Potenza delle multinazionali. Ma gustiamoci questo arguto oste cinese, che ha chiamato il suo ristorante come l’ambito trofeo del football americano. Super bowl – of China. La super zuppiera. Geniale.

Prima pubblicazione : 21 aprile 2010

4 commenti:

  1. HAhahahahahahaa!! Che simpatico post!!

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  2. Queste insegne sono una piu' buffa dell'altra. Sei stato bravissimo a sceglierle e anche i commentisono divertenti, a cominciare dal titolo. Forse heros significa eros, sempre che il tizio sapesse il greco. Mi hai dato un'idea: faro' un post sulle insegne di Kigali. Anche qui non si scherza!

    Ciao, a presto

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  3. Ciao Valentina,

    grazie della visita e dell'apprezzamento! Anche il tuo blog è simpatico e interessante. Passerò da te di nuovo.

    Ciao, a presto,
    HP

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  4. Bravo Dragor,

    facci divertire un po' con le stramberie locali. Botteghe Oscure (per fare un po' di dietrologia malinconica) era il titolo di un'altra rubrica di Cuore. Quella che prendeva in giro, su segnalazione di lettori-delatori, le insegne più... idiote. E ce n'era piena l'Italia, negli orribili anni ottanta/novanta.

    Aspetto con ansia qualche piccola perla di insegna rwandese...

    Grazie del commento, un abbraccio,
    HP

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