Questa è la storia della moglie di Li Shaohua. Lui, come tutti i giorni, era partito la mattina presto per andare a lavorare nel cantiere edile. Lei era rimasta a casa con la figlia di nove anni e la vecchia suocera.
Una mattina come tante altre nel villaggio di Renjia, provincia cinese del Sichuan. Ma alle otto e cinque di sabato scorso, 20 aprile, un sisma di magnitudo sette ha sconquassato il paesello di Li. La moglie ha fatto in tempo, in quegli istanti concitati, a portar fuori la suocera di 86 anni. Poi è tornata dentro, per mettere in salvo la figlia che ancora dormiva, essendo il sabato festivo per la scuola. Ma l’edificio è crollato, seppellendole entrambe sotto le macerie.
Dopo sette giorni, come prescritto dalla tradizione cinese del touqi, Li Shaohua ed il figlio diciannovenne, superstite perché si trovava lontano, all’università, hanno reso omaggio alla tomba dei loro familiari perduti.
È stato il destino di un evento naturale a portarvi via, per favore non dateci la colpa - hanno mormorato piangendo mentre chiedevano loro perdono per non esser stati lì per salvarle.
Una piccola tragedia tra le tante del nuovo terremoto nell’inquieto Sichuan. Neppure il nome sappiamo, di questa coraggiosa donna. Rendiamole almeno un omaggio postumo. La signora Li ha incarnato – fino alle estreme conseguenze – l’esempio della dedizione e del rispetto nei confronti della vecchiaia. I valori di una Cina antica che va scomparendo, con le nuove, viziate, giovani generazioni. È bello – e triste allo stesso tempo – sapere che ci sono ancora donne come la moglie di Li Shaohua. Capaci di eroismi anonimi. Unsung heroes.