martedì 9 aprile 2013

Mal pro vi faccia

Cresciuto in una famiglia in cui il rispetto delle regole della buona educazione era esercizio diligente e quotidiano, una deprimente immagine scoperta per caso in rete mi fa riaffiorare alla memoria il diuturno set di regole che disciplinavano il desco.

Non si soffia sulla minestra, anche se brucia! E nemmeno sul cucchiaio. I gomiti, mai appoggiati sulla tavola. Forchetta con la sinistra, coltello nella destra. Mai alzarsi da tavola prima che abbiano finito i grandi. E soprattutto la cosa meno tollerata in quel coacervo di buone maniere bastanti ad educare un piccolo principe, mentre là fuori già si sentivano i clamori delle prime contestazioni giovanili e il sessantotto era dietro le porte: mai e poi mai leggere a tavola. Guai anche solo il pensiero di portarsi un giornalino, fresco di stampa e ancora profumato d’inchiostro, nelle vicinanze della refezione. Guai. Roba da andare a letto senza cena.

Così tanto incistati nelle profondità del subconscio sono questi antichi insegnamenti che tuttora provo un velato senso di fastidio quando mi capita, al ristorante, di vedere il classico rappresentante da solo che fra un piatto e l’altro distende il giornale sulla tovaglia e si legge l’attualità. Peggio se la scena vede protagonista una coppia. Non c’è miglior icona della mancanza di comunicativa di un marito – o una moglie – che si fa i fatti suoi, nascosto alla vista del consorte da un foglio rosa o da una rivista patinata.

Ebbene, qualche orientale indifferente al contravvenire le regole del galateo della tavola, ma sadico a sufficienza da sfruttare le debolezze dei dannati del pranzo-velocissimo-pur-rimanendo-collegati, ha pensato bene di creare un vile manufatto degno delle officine di Torquemada. Manco una zuppa in pace ci si può godere, ora. Sararimen, non avete più scuse. Ora il telefonino dalle mille miracolose applicazioni ve lo regge direttamente la zuppiera. Così vi potranno propinare qualsiasi obbrobriosa sbobba, tanto voi sarete con la testa nelle nuvole, tutti presi a consultare il listino della borsa, o a leggere l’ultimo pettegolezzo ginecologico di qualche attricetta da strapazzo, oppure - o tempora o mores – a giocare a qualche vacuo videogioco parolaio competendo con un altro travet che sta sorbendosi anche lui una brodaglia a tre – o trecento – chilometri di distanza.


E mi interrogo, senza forse voler trovare risposta: cosa direbbe di questi tempi, dai costumi così infinitamente lontani dai suoi, quel gentiluomo vecchio stampo di mio Padre?



4 commenti:

  1. I miei nonni non avrebbero mai tollerato che qualcuno faccia rumori mangiando la zuppa. Devo dire, che anche a me, lo spettacolo di un asiatico faccendo degli "slurp", la testa in una ciotola di ramen, mi ripugna (bè mangiare è anche qualcosa di culturale, no ?). Non ci credo molto a questo gadget. Voglio dire come possono consultare il telefonino, se hanno la testa nella zuppiera ?

    Alex

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  2. Hai ragione, Alex. Ma quello dei risucchi rumorosi(pur ammesso se non approvato in Oriente) è gesto talmente grossolano e volgare che non era nemmeno da mettere in discussione, nell'elenco del bon-ton da tavola...

    In quanto alla testa nella zuppiera, è vero che mangiano quasi ficcando la testa nel bolo, ma una volta risucchiati gli spaghettini lo sollevano, e allora l'occhiata al telefono scappa, no?

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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  3. Sì, ogni pasto per me diventava quasi un supplizio.
    Mi divertirebbe ora vedere le espressioni delle zie terribili presso le quali ero spesso parcheggiata, se potessero leggere questo tuo post...
    Tesea

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  4. Ciao Tesea,

    lo so – per esperienza diretta. Ricordo l’invidia malcelata che provavo nei confronti degli altri bambini, nella pensione viareggina che si frequentava all’epoca, che erano liberi di alzarsi a metà pasto, e che non dovevano sottostare a tutto il set di regole da bon-ton antiquato che invece io dovevo scrupolosamente rispettare. Come tu con le tue zie terribili!

    Grazie della visita e del gustoso commento, a presto,
    HP

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