Bloccato per un giorno e mezzo a Torino da uno sciopero delle ferrovie, per fortuna sul weekend. Sul momento mi sento intrappolato dalle circostanze. Strana sensazione, essere in un posto e non poterlo lasciare. Poi decido di fare di una seccatura un’opportunità. Prigioniero della mia città natale, mi metto a girovagare, riscoprendo angoli che mi piacciono. Turista per caso. Complice il tempo bellissimo, scatto foto a destra e a sinistra.
Il palazzo con il piercing. Mi metto a naso in su, e mi accorgo di non essere l’unico che non conosceva questa estrosità architettonica. Altri seguono l’esempio, sfoderano telefonini e macchine fotografiche e se ne vanno soddisfatti della scoperta.
Mi piacciono i campanili. Ce ne sono di bellissimi in giro per Torino, e nemmeno i più famosi. Ecco San Donato al tramonto, illuminato in tralice, con i colori sgargianti sulle pareti e l’oro delle statue che scintilla. E San Secondo colto proprio sul rintocco di mezzogiorno, con le campane che si agitano festose e riempiono l’aria di suoni.
Ci sono scorci, dalle parti del quadrilatero, che mi ricordano la Toscana. Raro vedere case dalle facciate ricurve a Torino, città squadrata e ordinata per eccellenza. Ma cercando bene qualcuna se ne trova. Aria di Granducato, più che Regno di Sardegna...
Le sfigatte. Simpaticissimo il nome scelto da questa associazione: aiutano gli animali in difficoltà a trovare un umano che abbia voglia di ospitarli e dar loro una buona vita. E il motto è umilmente memorabile: ci piacerebbe cambiare il mondo, ma per ora ci accontentiamo di migliorarlo.
Quando la natura si risveglia, certi alberi hanno una luce abbacinante. Come questo, nei giardini Lamarmora. Attorno a lui, bambini che corrono spensierati. Cani a passeggio. Babbi che spingono carrozzine. Perfino un’inaspettata rondine, lassù, proprio sopra la vetta del manto di foglie di un verde tenero. È esplosa la primavera.
Poche statue hanno la potenza plastica del Conte Verde. Per non parlare del raffinato e intricatissimo lavoro di cesello sulle maglie delle armature. Non è un Re che sprona lontane truppe con gesto ieratico, dall’alto della cavalcatura. È un guerriero dal minuscolo scudo e dalla spada pronta all’offesa. Non fosse per la corona di cui è cinto, potrebbe confondersi con un soldato qualsiasi. Ai tempi in cui le guerre non si fotografavano, c’erano degli scultori che le sapevano ritrarre magistralmente. Come il Palagi.
Splendide foto di una città segreta. Il piercing ricorda certe cose di Bruxelles alla Magritte. Vedo che anche a Torino è arrivato il giallo come a Nizza. Ma che cos'è questa mania del giallo? Il grigio-perla non gli va più bene?
RispondiEliminaCiao HP, a presto
dragor (journal intime)
ciao Dragor,
RispondiEliminagrazie dell'apprezzamento e della pazienza nell'aspettare la mia risposta. Sono stavo via per un po', e in zone (come al solito) dove i blog non sono accessibili.
Evidentemente ci deve essere una combutta degli architetti, insieme con i depositi di vernici che avranno un surplus di giallo! Anche se la cosa vien ufficialmente giustificata con il volere riportare le facciate ai colori originali dell'epoca. Come faranno poi a sapere che erano davvero così giallo acceso... Mica c'erano le foto a colori, all'epoca. Mistero!
Grazie della visita, a presto,
HP