mercoledì 10 luglio 2013

T.I.C. 2013 – 3



Prendete dei giapponesi. Portateli in Cina, ad aprire un negozio di crostate e pasticcini. Si accontenteranno di una vetrina, di un’insegna, di un nome magari spiritoso e ammiccante, che richiami folle di golosi attirati dalla conclamata qualità nipponica, applicata perfino al ramo dolci e affini?

Nemmeno per idea. I giapponesi devono riempire un muro con inquietanti farneticazioni in un improbabile inglese senza capo né coda. Calembour mal giocati e una fastidiosa alternanza di caratteri grandi e piccoli. Ahimè, con una triste caduta di stile alla conclusione: dall’aulicità di laghi, angeli e lune scintillanti, al prosaico invito a entrare e scoprire gli zuccherosi segreti della loro pasticceria. Cosa tocca fare per vendere quattro torte in più...





2 commenti:

  1. Non solo l'inglese, ma anche la pasticceria giapponese è improbabile.Mi ricordo di avere visto una vecchia cuoca giapponese in T.V proporre agli telespettari francesi un dessert a base di foglie di ciliegio e quando il conduttore ha chiesto : "ma perché non ci fate un dessert con le ciliegie ? Perché, da noi, ha risposto la nonna, non abbiamo i ciliegi ma solo i ciliegi da fiore allora mangiamo le foglie !

    Alex

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  2. ciao Alex,

    effettivamente la pasticceria non fa parte della tradizione gastronomica asiatica. Anche se devo dire che sia in Cina che in Giappone stanno facendo furore sia le catene di negozi di torte (Gansu è il più ubiquitario in Cina) mentre in Giappone si possono gustare (a prezzi peraltro proibitivi) ottime fette di meringata, torta Saint Honorè, crostate e altre piacevolezze dolci...

    Ma quando un giapponese viene a Cuneo, rimane sempre estasiato da certe nostre panne cotte...

    Grazie della visita, buona domenica, a presto,
    HP

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