Da un po’ una domanda mi assilla: è la calura estiva che scatena i peggiori obbrobri pubblicitari? Credono i creativi che il cervello dei consumatori vada anch’esso in vacanza? È questo l’assunto che li fa sentir liberi di propinarci qualsiasi oscenità commerciale passi loro per la testa?
Per il secondo anno, e stavolta con una classifica più ricca, ecco i piccoli orrori televisivi di stagione.
Quinto posto
La moglie e le altre. Una consorte apprensiva e melodrammatica sorprende il marito in atteggiamento meditabondo. Uditolo pronunciare le fatidiche parole stavo pensando… con artistica pausa ad effetto che lascia adito a un ampio spettro di scelte possibili, si porta la mano aperta al cuore, a rappresentare una fitta da ambasce tumultuose come solo quelle dei patimenti d’amore e immediata replica con voce da tragedia greca: a un’altra donna?
Poco importa che il buonuomo chiosi tranquillizzante che no, non a una specifica ipotetica amante pensava, ma alla categoria muliebre in generale, a milioni di donne, non con mire carnali e adulterine ma solo per l’appagamento dei di loro sensi gastronomici.
Signori pubblicitari, per favore. Un borghese piccolo piccolo la sera al massimo può pensare a che film scegliere senza troppe pubblicità in mezzo, se concedersi il modesto lusso della partita allo stadio domenica prossima o accontentarsi della diretta sul canale a pagamento, se farsi una grappetta o un cognacchino prima di andare a sonoramente dormire.
E signore mogli: non sopravvalutate i vostri uomini. Non sono i Rodolfo Valentino che magari sotto sotto, segretamente, fantasticate che siano. Se vi paiono assorti in trasognate meditazioni, molto probabilmente stanno pensando ai polpacci di Balotelli, non a quelli della signorina Silvani di fantozziana memoria.
Quarto posto
Tra biondi ci si intende. Biondo è Owen Wilson, come l’aperitivo che reclamizza. Parodiando James Bond si strappa di dosso una muta da sub e rivela – oltre a degli abiti impresentabili perfino su un campo da golf californiano – i suoi comici superpoteri presso una piscina ritrovo di nullafacenti.
Apre tappi di bottiglia con un dito, scatena esplosioni di gas rosso e arancio, che investono come getti di iprite (purtroppo non con gli stessi perniciosi effetti) i bighelloni, si sgargarozza nel miglior stile 007 bicchieroni di bibita colorata manco fossero cocktail Martini (shaken, not stirred).
Di questa pubblicità mi intriga immaginare la fase del casting. L’agenzia contatta il biondo attore americano: ci sarebbe da fare uno spot per il crodino. Per cosa?, replica con aria perplessa il nostro. È una bevanda analcolica estiva che piace agli italiani. Ah. Davvero? E perché proprio io? Perché il crodino è biondo, giusto come te. E cosa dovrei fare? L’agente segreto pirla in un consesso di bellone ai bordi di una piscina. Va beh, ho fatto parti peggiori in qualche mio film. Accetto.
Terzo posto
L’idiota al volante. Che in uno sconfinato parcheggio vuoto, dopo un vacuo e ciondolante peregrinare, decide di posteggiare tra le uniche due – mastodontiche – macchine lasciate lì da dei minacciosi brutti ceffi.
Ci deve essere qualcosa di ancestrale che spinge gli uomini a fare branco. Un’amica acuta osservatrice di costumi tempo fa chiosò causticamente un mio parcheggio in aree comuni, quando avevo scelto di fermarmi accanto ad una vettura pur essendoci posti circondati da spazi vuoti. Ma perché voi uomini posteggiate sempre così (sottintendendo: ve ne fregate se poi noi uscendo dobbiamo contorcerci come anguille per evitare tragiche escoriazioni alla sacra vernice dell’amata vettura, alla quale evidentemente voi tenete molto di più che alla salute della nostra schiena)?
Tutto questo per propagandare il modernissimo gadget a disposizione di questa utilitaria: la telecamera posteriore con monitor che mostra il parcheggio quando si è in retromarcia. Ma c’era proprio bisogno di ridurre l’homo sapiens al livello intellettivo del cercopiteco, per vendere qualche macchina in più?
Secondo posto
Inquinamento acustico. Spiegatemi, o copywriters, l’inquietante serie di incongruenze che ho riscontrato nella vostra creazione, ossia:
- Cosa ci fanno tre Mariachi su una spiaggia deserta.
- Perché l’uomo dello spot non reagisce o dando loro una lauta mancia perché vadano a suonare da un’altra parte, o cacciandoli malamente per aver interrotto l’idillio con l’amata.
- Come si spiega che la dolce metà abbia a disposizione un tablet guarda combinazione collegato a internet (si presuppone a costi di roaming stratosferici, vista la location esotica), aperto proprio alla pagina in cui va inserito il codice dell'aromatica e salvifica pasticca protagonista dello spot.
- Infine – so che questa è una domanda retorica, ma ciò non mi frena dal porla ugualmente – come si giustifica il loop spazio-temporale che permette alla fortunata fanciulla non solo di vincere seduta stante due cuffie con la sola immissione di un codice desunto dalla scatola dei sullodati dolciumi, ma altresì di averle magicamente e inopinatamente subito a disposizione, come materializzate dal nulla, per preservare gli orecchi con celestiali melodie dai tre assordanti messicani che continuano a fracassare i timpani di cernie e saraghi?
Campione d’estate e primo posto
L’imbecille e il tonno. Tonno perché di tale pesce inscatolato si fa la réclame. Imbecille perché non riesco altrimenti a qualificare un ganimede che, vestito come un pappone marsigliese e come questi fornito di coltellaccio da sbuzzo di rivali nel controllo del meretricio, mentre infuria una tempesta di forza mai vista neppure nei flutti perigliosi del Golfo di Biscaglia, infischiandosene di aiutare i compagni di navigazione che, mal riparati da cerate gialle e bagnati come pulcini, si dannano a sottender funi cercando di salvar la pelle sull’ingovernabile natante, preferisce sbocconcellare pezzetti di tonno estratti in punta di coltello dalla lattina in bella mostra, rischiando nell’ordine:
- Di conficcarsi, grazie ad una provvidenziale ondata anomala, la lama nel palato molle, con buone probabilità – vista l’inusitata lunghezza dell’arma bianca – di raggiungere il cervelletto e privare di colpo il mondo della sua imbarazzante presenza.
- Di essere scaraventato fuori bordo con lo spuntino e tutto, e di finire in pasto ai pesci a causa della palandrana zuppa d’acqua che lo trascina fatalmente verso gli abissi.
- Di sopravvivere indenne alla procella, solo per venir punito alla maniera della Filibusta dai prodi ma indignati argonauti, ignorati nel momento del bisogno a vantaggio dell’inopportuna merenda ittica.
Naturalmente nessuna di queste fauste ipotesi si avvererà, perché siamo nel regno del buonismo. E dell’imbecillità.