C’era chi aveva parlato di precipitazioni atmosferiche. Dilettanti. Con quelle misere ventisei lettere, non lega neppure le scarpe a questo capolavoro di vacuità burocratese.
Facciamo un confronto. Come si descrive la stessa situazione nella lingua di Albione? Innanzi tutto ci mettono dei disegni, che possono essere interpretati anche da chi non conosce l’idioma locale. Un semaforo – rosso. Una macchina fotografica che scatta.
Basterebbero già le figurine. Ma gli inglesi (o americani, o australiani) ci vogliono umiliare. Gli piace vincere facile. Allora sotto alle silhouettes aggiungono la didascalia. Disarmante nella sua semplicità e sintesi mirabile: red light camera. Tre parole, 14 caratteri. Nessun riferimento al codice stradale, che tanto gli automobilisti mica viaggiano con tomi legulei appresso.
Noi ne abbiamo impiegate – per spiegare che se passi col rosso ti fanno una foto e poi ti arriva comodamente a casa una contravvenzione – la bellezza di sette per un totale di 61 caratteri! Ogni parola, se trascuriamo le preposizioni, è lunga in media undici lettere. Più, in piccolo, come nei contratti delle assicurazioni, il numero di articolo del Codice della Strada, per dare un’aura di boriosa ufficialità al tutto. Ma né uno straccio di traduzione, né un agevolante disegnino.
Maledetti burocrati. Ma voi non viaggiate mai all’estero? Evidentemente no, se no provereste un minimo di vergogna ad offrire ai turisti stranieri simili impervi trabocchetti linguistici.
Che, per inciso, servono perlopiù ai nostri compatrioti, perché all’estero sono già abituati al concetto che se bari col semaforo c’è il fondato rischio di beccarsi una multa. Mentre qui da noi c’è ancora chi si stupisce. Poi addirittura c’è chi si indigna per questo attentato alla libertà di passare con il colore che più gli aggrada, e chiede a gran voce che queste cento trappole siano dichiarate arbitrarie e illegali, con buona probabilità di trovare un giudice spiritoso che gli dà retta. Ma questa è un’altra storia – tutta italiana.
Che, per inciso, servono perlopiù ai nostri compatrioti, perché all’estero sono già abituati al concetto che se bari col semaforo c’è il fondato rischio di beccarsi una multa. Mentre qui da noi c’è ancora chi si stupisce. Poi addirittura c’è chi si indigna per questo attentato alla libertà di passare con il colore che più gli aggrada, e chiede a gran voce che queste cento trappole siano dichiarate arbitrarie e illegali, con buona probabilità di trovare un giudice spiritoso che gli dà retta. Ma questa è un’altra storia – tutta italiana.
In Francia è ancora meno burocratico, non sono indicate le macchine fotografiche che scattano ai semafori, ma ricevi comunque la foto e la contravvenzione entro 48 ore. I cartelli italiani e inglesi danno l'impressione che quando non ci sono i cartelli passare al semaforo è tollerato.
RispondiEliminaAlex
Eh, caro HP, uno il pragmatismo non se lo può dare! Ammetti che non c'è paragone fra la lingua di Albione e quella d'Enotria (o Eridania, come preferirebbero i Padani). Io opterei per un "Guai a chi passi col rosso" in onore a Savonarola!
RispondiEliminaUn abbraccio
Pat
L'Uganda del Generale Amin aveva un sistema più esplicito e convincente: la polizia aveva l'ordine di sparare nelle strade di Kampala agli automobilisti trasgressori.
RispondiEliminaAl di là del succo permettimi di scompisciarmi per la forma! Grande, HP, una prosa perfetta per accompagnare i maledetti burocrati a quel paese. In tutti i sensi, visto che se ci andassero davvero tornerebbero con un po' di sale in zucca ;)
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