mercoledì 25 maggio 2011

Barriere architettoniche

Ci vuol altro per fermare un cinese. Occorre salire di un piano, non c’è manco un ascensore (forse sarebbe meglio un montacarichi, ma a Shanghai sai quante biciclette ho visto portar su negli ascensori di casa, che di catenacci e lucchetti non si fida più nessuno), le uniche alternative sono una ripida gradinata o una scala mobile. Dubbi? Nemmeno mezzo. Il nostro fattorino, con tanto di bici motorizzata stile vecchio solex, prende la via meno faticosa. E che importa se ci sono dei cartelli che invitano alla prudenza, a non portare carichi pericolosi, a reggersi al mancorrente?


Parco in pieno centro, domenica solatia e calda che invita al passeggio. Un bimbetto agghindato all’americana (cappellino da baseball girato all’indietro, jeans e scarpe di tendenza 012) scorrazza allegramente sul manto erboso. Qualche anno fa non sarebbe successo nulla. Oggi arriva una poliziotta con coda di cavallo e brache militaresche, fischia all’indirizzo del marmocchio e senza cerimonie lo richiama ad uscire dal prato. Dove non bastano le modeste barriere architettoniche che limitano le aiuole, ci pensa questa solerte guardia. Pallidi segnali di civiltà in una Cina meno rossa e più verde.


Un giorno passo in taxi da uno degli immensi, deserti, inutili vialoni dei quartieri ancora da finire che sorgono senza requie nella parte nuova di Shanghai, Pudong. Vedo una cosa strana, che merita un supplemento d’indagine. Una linea tranviaria corre in mezzo alla carreggiata. Ma con un binario solo per lato. Risparmi di risorse? I cinesi, famosi funamboli, si cimentano nella difficile arte di mantenere in equilibrio per strada un tram monorotaia?

Ci ritorno, a piedi, di domenica pomeriggio, quando il traffico è inesistente ed è più facile incontrare un espatriato residente lì piuttosto che un cinese. Aspetto pochi minuti, in una fermata tecnologica al punto da dirti quanto manca all’arrivo del prossimo convoglio. Ed ecco sopraggiungere un moderno e silenziosissimo tram che corre su pneumatici, ed usa il binario centrale solo per prender corrente – e non farsi guidare fuori traiettoria. Il conducente mi sorride, dissimulato da dei vetri quasi totalmente specchiati. Apre le porte per pura abitudine, non c’è nessuno che salga o scenda. Solo questo buffo laowai che fotografa i tram semivuoti. Mah. Il tempo di uno scatto e subito riparte, mai dovesse arrivare in ritardo al capolinea. Cinesi come i giapponesi? Tempi che cambiano, anche qui. T.I.C.

2 commenti:

  1. C'è qualcosa di familiare...il fattorino che prende la scala mobile con la bici, il tram, il platano nel parco, il bimbetto...Ho trovato ! potrebbe essere mio quartiere.
    Caro H.P, gli altri buffi laowai stanno bazzicando il bund ; fanno una crociera sul fiume Huangpu ; prendono scatti dalla World Financial Center ; mangiano dei dim sum...solo tu sei capace di tornare una domenica pomeriggio in periferia per risolvere il mistero del tram monorotaia....Non cambia niente !
    Alex

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  2. Ciao Alex,

    bello che tu trovi delle similitudini tra una lontana Cina e la familiare e vicina Francia...

    Sì, lo so che sono un laowai strano. Sul bund, a mangiare non dim sum ma ottimi xiao long bao, a vedere il jinmao e il WFC porto i colleghi che vengono per la prima volta nel regno di mezzo, o quelli che l'hanno apprezzato qualche volta e tornano volentieri a cimentarsi con bastoncini e passeggiate negli olezzi metropolitani shanghainesi.

    Ma certi angoli, certe atmosfere, certi vicoli sono per iniziati. Mica per tutti i turisti domenicali...

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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