giovedì 10 ottobre 2013

Caldo e freddo

Caro Chuck Abbott, ho deciso di scriverti. Per parlarti della differenza tra caldo e freddo. Anche se il tuo messaggio si apre e si chiude con la parola warm, che sta per calorosi (il benvenuto e gli ossequi), non sei riuscito a trasmettere il supposto tepore del tuo interessamento. Perché il mezzo è freddo: lo schermo del televisore in camera. E perché il messaggio è freddo: impersonale, probabilmente trasmesso da un computer a tutte le camere con la sola piccola personalizzazione del nome dell’ospite – ma visto che non siamo così in confidenza da usare il nome di battesimo, al cognome sarebbe stato carino far precedere un Mr., che così suona un po’ sgarbato.

E non mi prendere per un incontentabile. Perché nella tua stessa catena alberghiera c’è anche chi del messaggio di accoglienza sa davvero far sentire il calore. Come mi è successo, solo pochi giorni prima, in un hotel di Jakarta.

Un semplice cartoncino sulla scrivania. Ma scritto a mano. Mi piace pensare che il tuo pari ruolo Andreas abbia speso un minuto del suo tempo per darmi il benvenuto, magari usando una poetica stilografica, e che quel biglietto sia reso esclusivo dall’unicità della calligrafia, mai uguale a se stessa. E mi piace il disegno in stile coloniale dai tenui colori pastello, che volendo diventa una cartolina da staccare e spedire a qualche amico speciale degno di ricevere un antiquato souvenir con tanto di francobollo esotico, invece di un banale e frettoloso sms o un’anonima foto buttata lì in qualche social network, più per esibizionismo che per vero piacere di condivisione del momento.

Ecco, tutto questo è veramente caldo. Solo per farti presente la differenza, Chuck.





2 commenti:

  1. Forse Chuck Abbott non sa scrivere in corsivo ;-)

    Alex

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  2. Arguto come sempre, Alex!!

    Carina, carina... non ci avevo pensato. O forse aveva finito la cartuccia dell'inchiostro?

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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