domenica 16 maggio 2010

Ebony

Ebony non c'è più. Ad una settimana dal suo quieto andarsene, voglio ricordare una dolce amica. Amava giocare, Ebony. Aveva un bastone improvvisato che si portava sempre appresso quando correva nei verdi spazi sconfinati dei parchi nei sobborghi di Sydney. Era intelligente, Ebony. Come solo le creature speciali sanno essere. Ogni tanto aveva delle discussioni con il gatto di casa, ma in fondo si volevano bene.

Ebony, a nove anni eri diventata improvvisamente cieca. Ma non avevi perso la tua voglia di vivere e di giocare. Del resto, la vista era il tuo senso meno necessario, meno sviluppato. Orecchie e naso impareggiabili supplivano egregiamente alla inopinata privazione degli occhi. Non sbagliavi un passo, né mancavi di riconoscere un amico in visita, sebbene non mi vedessi. Sapevi sempre chi ero, dalla voce e dalle carezze. Ti chiamavo sweetie, e tu mi identificavi senza errore ogni volta, cercando la fonte di quel suono familiare e uggiolandomi festosa.

Il tuo faro e compagno di viaggio, Steve, con la sua sensibilità superiore, aveva adattato il tuo piccolo mondo alla nuova condizione. Gli spigoli e i bordi dei mobili di casa avevano delle protezioni morbide. Un grosso panchetto antiscivolo aiutava a salire in macchina più facilmente, a non battere il naso da qualche parte. Il tuo pranzo era ora servito in una ciotola posta su un rialzo, per agevolarti la deglutizione. Le scale per il piano di sopra, tortuose, avevano una barriera, perché sapevi ancora salirle, ma poi non riuscivi più a scenderle. Era tutto come prima. Quasi. Steve mi aveva colpito moltissimo, con due affermazioni opposte: è sempre felice, nonostante la cecità (ed era vero). Ma c’è una cosa che mi manca un sacco. Non dimena più la coda dalla contentezza, come quando mi vedeva tornare a casa prima.

Ebony era il pastore tedesco di Steve, appassionato di cani e mio amico australiano. Ho ricevuto un triste messaggio: non rivedrò più Ebony, quando tornerò in Australia la prossima volta. Ciao, dolce e pelosa amica. Mi hai regalato dei momenti sereni. Ed in fondo è tutto quello che conta, nella vita. Buon riposo, Ebony.



Ebony is no more. One week from her quiet demise, I want to eulogise a sweet friend. She loved to play. She had a stick that she always carried around, running in the green, endless spaces of the parks in Sydney outskirts. She was witty. Like all the special creatures. Every now and then she had some small dispute with the home cat, but deep inside she liked that little furry ball with claws.

Ebony, at nine you suddenly became blind. But you did not lose your joy of living and playing. Your sight was your least necessary sense. Finest ears and unbeatable nose made up for your unexpected blindness. You never missed a step, nor you failed to recognise a visiting friend from far. You always knew who I was, from my voice and the feeling of my pats. I called you sweetie, and you whined back at me, looking for the source of that familiar sound.

Your beacon and life mate, Steve, with his unique sensitivity, had adjusted your little world to the new frailty. Sharp edges on walls and furniture now sported soft, spongy shields. A big, carpeted bench helped you jumping into the car, and saved your muzzle from hitting around. Your food was served in the usual bowl, only raised for you to find it easily. The stairs were fenced, because you still knew how to climb them but stumbled when trying to come back down. Everything was like before. Almost. Steve amazed me with two remarks: she’s still happy, regardless of her blindness (how true!). What I miss most is her wagging the tail, as she did when she could see me in the past.

Ebony was Steve’s German shepherd. I received a sad message from Down Under: I won’t see Ebony, next time I go to Australia. Farewell, my sweet furry friend. We shared a few, happy moments. Isn’t this all that really matters, in life? R.I.P., Ebony.




8 commenti:

  1. Un bellissimo esemplare di pastore tedesco ed un racconto che, manco a dirlo, mi ha commosso.

    C'è chi ritiene i legami troppo stretti con gli animali eccessivi, quasi offensivi nei confronti degli umani.

    Io credo che alcune cose si possano capire solo se hai avuto la fortuna di vivere con un quadrupede.

    Buona settimana, HP.

    Elena

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  2. Forse chi non ha mai vissuto con un animale non capisce, non può capire i sentimenti che hanno ispirato questo bellissimo 'in memoriam'.
    Gli umani possono deluderci, le bestie mai. Anzi, siamo noi che troppo spesso deludiamo loro.

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  3. Questo post mi ha fatto rivivere tutti gli animali della mia vita. Qualcuno presente, qualcuno non più. Ogni volta temevo di non poterne amare un altro allo stesso modo, e invece...

    dragor (journal intime)

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  4. Ciao Elena,

    hai ragione. Certe cose le capisci, le condividi, le apprezzi, solo se hai vissuto con qualche animale per casa.

    Grazie della visita e del commento, buona settimana a te,
    HP

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  5. Ciao Tesea,

    d’accordissimo. Sono molto più frequenti – e dolorose – le delusioni che gli umani causano agli animali con cui dividono questa terra.

    Grazie della tua presenza, a presto,
    HP

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  6. Ciao Dragor,

    che bel commento. Come se in un post fosse contenuto, un pezzetto qua, un pezzetto là, tutto l’amore che si dà e si riceve dagli animali che vivono con noi.

    Grazie della visita, a presto,
    HP

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  7. Sempre triste perdere un amico. Dopo la lettura mi sono detto : non so cos'è la morte di un cane ma so che Ebony è morta. E il destino dei pastori tedeschi : non vivono a lungo percio vivono intensamente...
    Alex

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  8. ciao Alex,

    Ebony è stata doppiamente fortunata: per l'umano che le è toccato in sorte, e per essere riuscita a vivere fino a quattordici anni. Spesso i cani di grossa taglia, come dici tu, muoiono prima. E pensare che il cane che avevo io, un intelligentissimo bastardino tutto nero, a tredici anni sembrava sempre un ragazzino e correva come fanno quelli di due anni...

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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