sabato 1 maggio 2010

Il campione dal volto triste

Un racconto scritto nel 1996. Il mio primo viaggio in Brasile.

San Paolo ha perduto il suo figlio più amato, ed ha creato il suo mito. Gli uomini muoiono, i miti sopravvivono ed anzi si rafforzano nel non vedere l’invecchiamento e la decadenza della figura umana. Muore giovane chi è caro agli dei. Ayrton Senna da Silva, paulista e campione massimo, ha ora strade dedicate a lui, monumenti stilizzanti automobili da corsa che lo commemorano. Sue immagini e poster si affacciano nelle vetrine dei negozi, talvolta il suo inconfondibile casco giallo, riprodotto in miniatura, va a far parte di quel mercato del ricordo, quasi della reliquia, che spinge la gente ad acquistare oggetti testimonianza di chi non c’è più.


Maledetto 1° maggio 1994, niente sarà più come prima. Mi è tornata in mente questa scritta che ho letto, in una livida mattinata di pioggia autunnale, sul muro della curva del Tamburello, all’autodromo di Imola, pochi mesi dopo la sua morte. Tracciata a bomboletta spray, vicina al punto dell’impatto, i segni dell’urto ancora vivi nel muretto, insieme a fiori ormai secchi, bandiere brasiliane e magliette con la sua effigie, rappresentava, anzi gridava l’amore e la disperazione di un popolo di tifosi per un campione che se n’era andato. Lasciando un vuoto straziante dietro di sé.



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