martedì 11 maggio 2010

Dilettanti allo sbaraglio

Ci sono notizie che dovrebbero suscitare scandalo, paura, indignazione, raccapriccio. Un tizio pachistano cerca di imbarcarsi su un aereo con degli armamentari molto sospetti nascosti nelle scarpe e viene arrestato a Karachi.

Rieccoci, mi viene subito da pensare. Parlo da piccione viaggiatore che ormai da otto anni, grazie a questi simpatici artigiani della tentata strage, si sorbisce – come milioni di altri pacifici viaggiatori che hanno in testa solo di arrivare a destinazione, in fretta e soprattutto in un pezzo solo – controlli, perquisizioni, palpate brusche e talvolta ai limiti della molestia sessuale, non può più portare nemmeno un goccetto d’acqua a bordo, deve sempre snudarsi di cinture, orologi, penne, monetine ed altri oggetti metallici che ecciterebbero le sensibili spie dei portali elettronici, si deve arrabattare con inutillimi coltellini di plastica per mangiare, dopo essersi strinate le mani per aprire la maledetta vaschetta, tocchi di carne ustionati dal microonde a quattrocento hertz, per solito di pari – o superiore – durezza degli utensili offerti per il taglio. Per non parlare degli insistenti interrogatori a cui devo sottostare da parte di banconiste inacidite, su chi ha avuto accesso al mio bagaglio, se l’ho preparato personalmente e se non l’ho mai perso di vista neppure per un minuto dal momento della chiusura fino alla presentazione sulla stadera aeroportuale. Giurin giuretta. Parola di boy-scout.

Ma questa volta la notizia allarmante si trasforma in una comica alla Ridolini. Qualcuno per favore ci deve spiegare. Il signor Mohammad, precisa la fonte di stampa, è un ingegnere. Questo spiegherebbe le barzellette sulla categoria. Perché se davvero vogliamo spacciare questo frastornato pachistano per un terrorista, allora il quoziente intellettivo della categoria (dei terroristi, non degli ingegneri) ne esce sensibilmente ridimensionato.

Oppure quelle erano delle scarpe peculiari, adatte al clima rigido delle zone più montuose del Pakistan, con un sistema autonomo di riscaldamento a pile. Del resto, se ci sono i calzetti elettrici, perché non potrebbero esserci anche le scarpe?

Diteci che è così. Perché l’unica altra alternativa è che il signore in questione – ingegnere di professione e terrorista per hobby – si sia presentato al bancone dell’aeroporto con una bomba nascosta nelle scarpe. E fidando solo sulle capacità occultanti dell’abbondante tonacone lungo fino ai piedi, abbia sperato di farla franca. Lo sguardo allucinato si spiegherebbe con la sorpresa sbigottita del laureato del politecnico di Rawalpindi: ma come diavolo avranno fatto questi doganieri ad accorgersene? Era tutto così perfettamente mimetizzato… non avevo nemmeno scritto un promemoria vicino all’interruttore, che so io, premere da questa parte per fare boom. Secondo me mi ha fregato il caricabatteria che avevo in tasca. Ma sai com’è, di queste pile ricaricabili non c’è proprio da fidarsi, metti che uno è lì, pronto a farsi saltare per aria, e sul più bello ti fanno cilecca… gli dai una caricata col jack inserito nel tacco, e voilà, paradiso delle vergini eccomi!


Fonte: La Stampa del 10 Maggio 2010

5 commenti:

  1. Permettetemi di fare dell'umorismo. Per uno che prende un centinaio di aerei all'anno è una maniera come un'altra di esorcizzare le uniche paure reali di quando si vola.

    HP

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  2. Beardist or Djihadist ?
    Sicuramente, Mohammad camminava sul filo del rasoio. Che barba ! Quando ci si vuole dissimulare, caro Mohammad, non si nasconde il viso dietro una bella barba...
    Alex

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  3. O.T. Sarà un piacere seguirti anche qui.

    Andrea (di Novara)

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  4. Ciao Alex,

    commento davvero arguto. In tema con il senso ironico e dissacratore del racconto. Grazie della visita e della tua assidua presenza, ora anche nel nuovo contenitore...

    Ciao, a presto,
    HP

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  5. Ciao Andrea,

    che piacere ritrovarti! Tutto bene? Grazie di esserti subito fatto vivo. So che - ogni tanto - mi segui ancora.

    Un abbraccio, a presto,
    HP

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