Feroce? E dagli con il sensazionalismo spicciolo. Non è un animale feroce, il coccodrillo. È una macchina da preda perfetta, che ci proviene, quasi immutata, dalla preistoria. Degna di rispetto e di timorata ammirazione. Feroci – e imbecilli – sono gli uomini, l’unica vera minaccia nei confronti di questo maestoso vertice della catena alimentare, ucciso per farne esecrabili borsette, cintole per commendatori panzuti e cinturini da carissimi segnatempo confindustriali.
Talvolta certi uomini non sono feroci, ma imbecilli di sicuro. Come l’ubriacone australiano che ha deciso di cavalcarne uno, prontamente finendo all’ospedale per farsi ricucire una gamba pizzicata bonariamente dal permaloso loricato.
Si vocifera, in un’Australia dalle pericolose scivolate nel politically correct, che si stiano valutando azioni legali derivanti da quanto accaduto. Voglio vivamente sperare che tali azioni non siano indirizzate né nuocano al buon Fatso o al padrone del parco naturale nel quale è ospitato il rettile.
Se analizziamo i fatti al massimo chi dovrebbe andare nei guai è Michael Newman, l’etilista molestatore. Perché, cacciato da una taverna di Broome per scarsità ematica nella propria circolazione alcolica, ha pensato bene: se c’è qualcuno che entra nella gabbia del vecchio Fatso per dargli da mangiare, perché non posso farlo anch’io? Così mi tolgo la curiosità di sapere cosa vuol dire cavalcare un coccodrillo. Forte di questa inoppugnabile logica, il nostro beone ha commesso una serie impressionante di reati. Violazione di domicilio, tanto per cominciare. Ha scavalcato varie barriere alte fino a tre metri di un parco chiuso perché era notte. Molestie nei confronti di animali, con l’aggravante dell’essere anziani: la povera bestia, disturbata nell’esercizio del pisolino letargico, infatti vanta l’invidiabile età di ottant’anni (portati meglio degli uomini, lo dimostra l’imponente chiostra di denti ben salda in bocca). Tentato avvelenamento. La cronaca non lo riporta, gli etologi sono combattuti su questa tesi, ma la vera ragione per cui Fatso ha inopinatamente lasciato subito andare il polpaccio di Mike, permettendogli di mettersi in salvo e di tornare al pub per raccontare la sua mirabolante avventura, è presto spiegata: appena assaggiato il repellente gusto di rum misto a birraccia scadente sgorgato dalle carni incise, la morigerata bestia ha immediatamente sputato, con un moto di disgusto, quel boccone così inebriante.
Dimesso dalla clinica, ancora in carrozzella e con la gamba vistosamente fasciata, Michael ha dichiarato: non credevo che Fatso fosse così vivace. Ma certo. Un coccodrillo di cinque metri apparentemente ha la verve di un peluche. Fatto salvo il momento in cui viene sorpreso, mentre sonnecchia, da un improvviso maleodorante peso sulla schiena. Mi arrabbierei anch’io, figuriamoci una bestia da ottocento chili, che di professione non fa altro nella vita se non divorare tutto quello che le capita a tiro.
Caro Michael, ringrazia Bacco, di certo il tuo dio benigno, per essere ancora vivo. Al massimo puoi prendertela con l’oste della malora, che ti ha cacciato nel momento sbagliato. O lo faceva prima, quando avevi ancora un barlume di ragione nel cervello, o ti lasciava finire di stordirti, di modo che ci volessero due persone per reggerti dritto e riaccompagnarti a casa senza digressioni nei rettilari locali. Ah, un consiglio: la prossima volta che ti viene voglia di cavalcare qualcosa, vai al luna park e monta sul toro meccanico. Quello almeno non morde.