Se c’è una cosa che mi ha sempre impressionato dei cinesi è la loro capacità di aggirare gli ostacoli, di piegare alle proprie imprescindibili esigenze le situazioni che quegli inguaribili idealisti degli europei (ma siamo proprio sicuri?) amano vedere come segni di cambiamento, di progresso, di miglioramento dei fattori libertà (di pensiero e credo, di manifestare dissenso, di parola). Concetti questi quasi totalmente sconosciuti ed anzi avulsi dalla realtà, nel Regno di Mezzo.
Da circa un mese il mondo cosiddetto civile è attraversato da brividi di piacere al pensiero della inusitata ribellione degli operai cinesi del Guangdong. La sovversiva parola sciopero si affaccia prima timidamente, poi con baldanza nell’arido panorama sindacale cinese. Ma attenzione, distinguiamo bene: chi sciopera per ottenere condizioni di paga migliori e trattamenti più umani sono gli operai di aziende straniere. La Foxconn, azienda taiwanese di componenti elettronici, e la giapponese Honda hanno visto le loro linee di montaggio temporaneamente immobilizzate da una folla di operai rivendicanti a gran voce dei congrui aumenti salariali.
Ha fatto clamore, perfino per i non ineccepibili standard cinesi di sensibilità, la sequela di suicidi tra i lavoratori della Foxconn. Dieci operai si sono gettati dalle balconate dei dormitori negli ultimi mesi. Soluzione? Delle belle grigliature in stile galera, che impediscano salti inconsulti da parte di lavoratori stressati dai turni massacranti e dalle angherie dei supervisori.
Alla fine gli sfruttatori forestieri hanno dovuto capitolare. Aumenti concessi, roba dell’ordine del trenta per cento, e c’è chi sostiene che si sia arrivati a raddoppiare certi stipendi. Tutti di nuovo in fabbrica, presto che c’è da recuperare il tempo perduto - con turni extralunghi. Per inciso, stiamo parlando di gente che portava a casa centoventi euro al mese, e che ora ne guadagnerebbe il doppio.
Perché il condizionale? Perché, dopo essersi fatte ben ridere dietro dall’intera comunità industriale cinese per aver mollemente ceduto alle pressioni di qualche inutile migliaio di ribelli (giova ricordare che la Foxconn impiega al sud della Cina la ragguardevole comunità di 420.000 persone – più o meno l’intera popolazione di Firenze, per esempio), le aziende interessate sono passate al contrattacco. In perfetto stile cinese. Mai confrontarsi direttamente con l’avversario, se ciò può nuocere al risultato finale. Chinare la testa oggi (leggi: accettare le richieste di aumenti salariali) per far tornare tutti di corsa a produrre. A rialzarla ci si penserà domani, a bocce ferme e a linee di assemblaggio ben in moto.
Continua domani con la seconda parte...
Hanno il successo e un po' di machiavellismo(?) nel DNA: dall'Impero Celeste all'Impero Globale?
RispondiEliminaTesea
Ciao Tesea,
RispondiEliminagrazie del commento. Ci puo' stare veramente, che si arrivi all'impero globale. I cinesi sono gia' un quinto della popolazione mondiale, e sparsi - strategicamente, non a caso - nei cinque continenti (sei, se contiamo anche l'Antartide).
Lo vedremo entro dieci anni, non di piu', dove saranno stati capaci di arrivare.
Ciao, a presto,
HP