martedì 8 febbraio 2011

SQ865

Uno di quei racconti a cui sono affezionato. Inedito, lo propongo per celebrare i quindici anni da quell’evento. Febbraio 1996: erano ancora i bei tempi pre-undici-settembre, quando le cabine di pilotaggio non erano chiuse a chiave e le strane richieste di un passeggero curioso non venivano viste dall’equipaggio come una potenziale minaccia terroristica. E venivano esaudite.

SQ865, scritto in volo tra Hong Kong e Singapore.

E’ straordinario il candore con cui il comandante, dopo un rientro al punto di partenza, quando l’aereo era già sulla pista di decollo, pronto a dare motori al massimo, ci informa dell’accaduto. Ci sono problemi tecnici, occorre rientrare alla baia, siamo spiacenti per il disguido. Le facce dei passeggeri, dapprima incuriosite dalla inspiegabile conversione di rotta, si aggrottano in una gamma di espressioni che vanno dal nervoso di chi potrebbe perdere una coincidenza, al preoccupato di chi non si sente a suo agio nella situazione, al teso di chi, come un gruppo di stagionate matrone americane, vede in ciò un possibile pericolo di vita.

Correttamente il comandante ci informa del procedere degli esami che i tecnici stanno facendo. La causa della procedura di decollo abortita è dovuta ad un surriscaldamento dell’idraulica del motore numero uno, stiamo esaminando se il guasto è riparabile, saprete qualcosa tra venti minuti. Dopo il tempo predetto, altro problema: ci spiace informarvi che nel frattempo l’aeroporto di Singapore non ci può accogliere, a causa di una manifestazione aerea che è in corso; prevediamo un ritardo di due ore - brusii, disapprovazioni, commenti in vari idiomi salgono nella fusoliera, lasciata al minimo di luci e senza aria condizionata, per non interferire con il lavoro dei tecnici e non consumare inutilmente carburante per gli impianti ausiliari.

Dopo tale attesa finalmente si decolla, il comandante assicura che il guasto è stato risolto, il volo si prospetta piacevole come sempre, volando con Singapore Airlines.

Le hostess, per compensare dei disagi subiti finora, sono, se possibile, ancora più gentili e disponibili del loro già alto standard. Si pranza, si ascolta musica o si guarda il film, oppure semplicemente si dorme. Nessuno sembra minimamente paventare che l’aereo possa avere qualche problema.

La voce del comandante, da sola, ha fatto sì che circa trecento passeggeri non abbiano mai dubitato che le loro vite fossero minacciate. Una voce che fa sospettare una persona giovane. E che ha saputo, lungo l’arco del manifestarsi del problema che ci ha bloccato, tenere tutti informati, ma anche rassicurare ognuno, con un tono pacato, garbato e professionale. Una voce che infondeva certezze in chi la ascoltava. Quella voce, unico cordone ombelicale che legava agli eventi in corso trecento persone prigioniere di un aereo bizzoso, ha saputo soprattutto trasmettere il messaggio subliminale che ognuno desidera, quando vola: state tranquilli, quando decolleremo so che tutto andrà bene.

Ho voluto conoscere il comandante, per manifestargli la mia stima e per dare un volto a quella voce: un giovane singaporeano di razza indiana, dal sorriso franco e cordiale. Mi ha fatto accomodare in cabina di pilotaggio e tra una comunicazione di servizio e l’altra ha trovato il modo di dirmi che ha visitato Roma e Verona e che apprezza l’Italia per le sue bellezze. Una persona squisita ed un professionista del volo.

Grazie, Captain Suresh, per averci portato in sicurezza a destinazione.

Prima redazione : febbraio 1996.

4 commenti:

  1. Flying batik
    Pericolo di vita, guasto, ritardo...Io non mi sarei accorto di niente. Non avrei nemmeno sentito la voce rassicurante del comandante Sureh....avrei trascorso il volo sotto shock dopo avere visto le hostess spiegare, prima del decollo, le norme di sicurezza in sarong kebaya...
    Alex

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  2. Ti capisco, Alex,

    ci sono delle volte che è difficile staccare gli occhi da certe fanciulle straordinariamente dolci e gentili, fasciate nel loro sarong kebaya, blu, o verde, o rosso, a seconda del grado di anzianità della hostess...

    Un gran volare. Molte compagnie aeree hanno un sacco da imparare dalla SIA.

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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  3. Ah la Singapore Airlines... Non nego che leggere questo tuo narrare così perfetto mi ha riportato a voli indimenticabili con quella compagnia e tanta nostalgia.

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  4. Ciao Fabrizio,

    che piacere ritrovarti qui!

    E' vero, penso che la SIA faccia questo effetto, a chi ci ha viaggiato e poi è costretto a fare antipatici paragoni con altre compagnie poco attente al servizio, oppure non ha più l'occasione di viaggiare come prima...

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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