domenica 16 gennaio 2011

Caro amore

Eccomi in patria. Una passeggiata domenicale sotto i portici. Sul muro adiacente una farmacia chiusa risalta un nuovissimo, scintillante cassettone metallico. Un distributore automatico di profilattici, appena installato. Nomi ammiccanti, etichette multicolori con diafane immagini di coppie che si accingono ad amplessi confortevoli e sicuri. Tutto bene. Checché ne dica la chiesa, evviva la libertà di godere senza procreare, e soprattutto di difendersi da morbi che ti stravolgono la vita. Malattie mortali, mica un raffreddore.

Ma ecco le dolenti note: i prezzi. Da cinque a sette euro per una confezione da sei. Dieci euro per quella da dodici pezzi. Fatta la rapida matematica, quasi un euro cadauno, talvolta anche più di uno. Ora, io non so se tali tegumenti nascondano speciali sistemi di processo e collaudo, garanzie esclusive e siano fatti di lattici provenienti dai migliori cru delle piantagioni di gomma della Cocincina. Se perlomeno così fosse, si spiegherebbe perché degli articoli che dovrebbero essere di universale accessibilità nella popolazione in età riproduttiva (ed oltre), abbiano prezzi che li equiparano a beni di lusso.

Si sa che un distributore automatico ha facoltà di esporre prezzi più alti di quelli di mercato. In fondo si compra lì quando i negozi sono chiusi, la sera, di domenica. Si paga per un servizio che non si troverebbe altrove. Un po’ di ricarico in più magari scappa. Anche se la logica vorrebbe il contrario. Quelli sono guadagni fatti senza spese di personale. Una macchina che lavora sempre, senza ferie, senza domeniche, senza mutua. Ma tant’è.

Per riconfermare i miei presupposti, la prima volta che visito il mio abituale supermercato spendo qualche minuto davanti ad una panoplia delle più svariate confezioni di condom. I prezzi non si scostano di molto da quelli visti nel macchinario in centro. Appena più bassi, roba di centesimi. La sede di produzione non è sempre chiaramente indicata, costringendo a meticolose analisi della scatola, che probabilmente avranno suscitato l’ilarità degli astanti. Che pignolo. Se ci mette tutto questo tempo a scegliere un preservativo, chissà il resto. Alla fine delle verifiche d’origine, l’assortimento arriva da Italia, Spagna, Regno Unito, India.

Un profilattico quasi duemila delle vecchie lire? Non è certo la politica giusta, se si vogliono incentivare i giovani e le fasce sociali meno abbienti a fare sesso sicuro. È così dappertutto? No.

Ma perché sono sempre costretto a fare paragoni imbarazzanti? In Australia, dove i costi di produzione non sono inferiori a quelli europei, e comunque ben lontani dal lucroso livello cinese, una confezione da dodici costa meno di sei dollari locali. Al cambio, poco più di tre euro. Esattamente un terzo di quello che occorre in Italia. Allora c’è qualcosa che non quadra. Perché se un delta del genere ci si potrebbe aspettare per manufatti di dubbia qualità provenienti da qualche anonimo e precario opificio del Guangdong, non mi spiego come mai ci sia una differenza così abissale tra due paesi le cui economie – e relativi costi della vita – sono equiparabili. Qualche solone del marketing me lo sa spiegare?

Ogni volta che ne parlo, mi accorgo di fare un’apologia dell’Australia. Ma se va a finire così, ci sarà pur qualche ragione. Eccone un’altra: su ogni confezione da dodici di una marca di pregio, con tanto di garanzie e certificazioni di qualità, è riportato un codice numerico univoco. Basta andare sul sito internet del produttore, digitare il numero, insieme con il proprio indirizzo, per vedersi recapitare a casa, gratis, altri due profilattici. Gli australiani pensano a tutto. Non avete internet? (e ci può stare benissimo, nello sperduto outback, vaste aree del quale non sono nemmeno coperte da segnale per il cellulare, beati loro). Non c’è problema. Basta compilare il modulo stampato sul depliant e spedirlo per posta.

Oppure, e qui viene il bello, si può decidere di regalarli all’iniziativa Condoms for Africa. Per ogni donazione di due pezzi, l’azienda ne aggiunge altri due, raddoppiando il valore del contributo. Spiega il riccamente illustrato bugiardino: il costo di un condom in Africa è spesso pari a tre giorni di lavoro. Venticinque milioni di africani, adulti e bambini, sono malati di AIDS o cercano di sopravvivere all’HIV. Diamo il nostro contributo, con un semplice click o con l’esiguo costo di un francobollo, per fermare questa strage. Regaliamo due profilattici per una nobile causa. Aiutiamo l’Africa a non consumarsi di AIDS.

Se non è civiltà questa, che cosa lo è?

Prima pubblicazione : 23 aprile 2008

6 commenti:

  1. Che bello, dai portici di Singapore a quelli di Cuneo. Un mio amico commerciante ha vinto la scommessa di offrire i profilattici a 30 centesimi e li importa dall'India dopo avere stipulato un contratto con le scuole. Avevo anche scritto un post. A proposito, hai notato che i nostri vecchi post sparsi sul Net non sono più accessibili nemmeno "en cache", vale a dire nella copia fatta da Google? Qualcuno ha voluto cancellarci dalla rete. Per caso hai un'idea di come si possano redirigere sul nuovo indirizzo?

    Un caro saluto, buona domenica, a proesto

    dragor

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  2. Ahimè, mi risulta da un'amica africana bene informata, che i loro uomini non solo li aborriscono ma, anzi, se la consorte (vera o occasionale) insiste, rischia persino delle botte.
    Tesea

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  3. Da noi, ci sono dei distributori nei licei come dice Dragor. Il prezzo è di 20 centesimi cioè tra due o tre euro per una confezione da 12. Mi sembra che sia lo stesso prezzo nei distributori in strada, in supermercato o in farmacia....mi ricordo che quando la mia ragazza era andata a parlare di contraccezzione con l'infermiere del liceo, lei le ha dato una scorta gratis ! Puoi anche andare nei centri pianificazione familiare te li danno gratis. La contraccezione è gratis per i minori....Niente ilarità quando vedo un tizio scegliere o chiedere una scatola di preservativi. Forse, perché non abbiamo l'ora di religione ma corsi di contraccezione dalla scuola media, mi pare naturale.
    Alex

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  4. ciao Dragor,

    grazie della visita e del commento! Molto interessante. Basta attraversare il confine (e a me davvero non occorre molto tempo!) ed e' un altro mondo. Certo l'ignoranza e perfino i prezzi abissalmente differenti hanno a che vedere con l'ingerenza della chiesa cattolica nella societa' italiana. Il preservativo e' ancora considerato una cosa peccaminosa. Ahime'.

    Per quanto riguarda la tua domanda, non ti so rispondere. Ma ieri ho notato una cosa molto strana. Misteriosamente il mio vecchio blog (e quello di altri che non hanno aderito al piano di Typepad) e' ricomparso. Ho perfino lasciato un commento sul blog di Elena (la zia).

    Misteri della rete. Di quelli profondi. Per qualche giorno sembrava tutto perso. Oggi si vede. Magari domani lo cancellano di nuovo... Chissa'.

    Ciao, a presto,
    HP

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  5. ciao Tesea,

    purtroppo c'e' una riluttanza generalizzata nell'uso del condom da parte degli uomini, un po' a tutte le latitudini. Dove poi la cultura del posto e' maschilista (quasi ovunque quindi) il rifiuto non e' negoziato ma imposto, se necessario con la violenza, come segnali tu.

    Pensa che in tempi calamitosi di AIDS in piena diffusione, e senza una cura trovata, in Asia nelle nazioni abbienti (Giappone, Corea ed ora anche Cina) si e' sviluppata una nuova, triste moda: la ricerca della ragazza giovanissima, ancora vergine, con la malintesa idea che una ragazza illibata debba essere per forza esente da malattie. I bordelli del sud est asiatico fanno affari d'oro, spacciando per illibate fanciulle la cui verginita' e' stata ricostruita chirurgicamente. E gli imbecilli pagano fior di quattrini, per rapporti non protetti, altamente a rischio.

    Brutale descrizione, forse. Ma sono cose che mi fanno montare il nervoso, quando le leggo o le sento commentare.

    Grazie della visita e del contributo, a presto,
    HP

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  6. ciao Alex,

    grazie della visita e del commento. Vorra' dire che la prossima volta che varco il confine e vengo da voi faro' un po' di scorta a buon mercato. E senza bisogno di andare fino in Australia!

    Certo che l'Italia e' lontana anni luce. Da noi se appena si parla di educazione sessuale nelle scuole, si sollevano plebisciti di proteste da parte di moralisti e integralisti religiosi che vogliono tenere tutti nell'ignoranza. Perche', come avevano gia' capito gli antichi romani, il popolo si controlla molto meglio se lo si mantiene ignorante.

    Grazie del contributo, a presto,
    HP

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