Il giorno della memoria. Evidentemente c’è molta gente che ce l’ha corta, se c’è bisogno di un giorno specifico per ricordare qualcosa che chiunque dovrebbe vergognarsi a dimenticare. Poi c’è anche chi trova comoda la scusa della sbadataggine. Oh, toh, mi ero scordato. E dai oggi e dai domani, si arriva al punto di convincersi che magari non è mai successo. Da lì a cercare di persuadere anche gli altri il passo è breve. Il problema è che se qualche vecchio bacucco si sveglia un giorno dicendo che l’olocausto non c’è mai stato, invece di consigliargli col dovuto garbo di farsi dare una controllata alla teca cranica, mai fossero le prime avvisaglie di un Alzheimer incombente, ecco che ci sono editori pronti a pubblicare le sue elucubrazioni, giornali e tv se lo contendono per un malinteso senso di libertà di espressione, e nei casi più interessanti arrivano perfino perdoni papali mascherati da magnanimi gesti di cristiana riconciliazione con pecorelle che avevano smarrito la via maestra.
Purtroppo è l’intero genere umano a soffrire di un persistente e tenace calo della memoria – o forse si può chiamare assuefazione, indifferenza oppure cinismo. I milioni di morti della seconda guerra mondiale non ci hanno insegnato nulla. Da allora abbiamo avuto la guerra di Corea, il Vietnam, il conflitto lampo delle Falkland, l’Afghanistan (prima i russi, poi gli americani), la guerra del Golfo (Bush padre), la Bosnia, il Kosovo, la Cecenia, la seconda guerra del Golfo (Bush figlio), i genocidi in Rwanda, Cambogia e Darfur, varie scaramucce tra Cina e Russia, India e Pakistan, le due Coree. Più sessantanni di conflitto in Medio Oriente. E non sto a citare tutti i dissidi etnici o religiosi (che spesso coincidono) all’interno di un numero imprecisato di stati, dove fazioni opposte si scannano fra di loro nel generale disinteresse, se no facciamo nottata. Ah, dimenticavo: si segnala una certa acrimonia tra i tifosi del Pisa e del Livorno, e anche tra quelli della Juventus e della Fiorentina. L’ONU sta a guardare in attesa di sviluppi, pronta a mandare i corpi di pace allo stadio Artemio Franchi.
Ho parlato di cinismo. Un grande, sarcastico, scorretto comico americano, George Carlin, brutale istrione da palcoscenico, ha dissertato della guerra con uno spirito disarmante. Ottimo per risvegliare le coscienze sopite di un pubblico in catalessi mediatica.
Ne traggo dei brani. Dovunque tu sia andato, George, non te la prendere. È per una buona causa. Sì, lo so, proprio quelle che tu detestavi. Vabbè. Lasciamelo fare lo stesso.
La guerra è il più antico e il più grande spettacolo al mondo. Altrimenti perché lo scenario si chiamerebbe “teatro di guerra”?
Molta gente lavora ai piani di guerra. Non altrettanta a quelli di pace. Ci sono perfino le Scuole di Guerra. Vicino a Washington c’è l’Università di Difesa Nazionale. Si parla di difesa, ma è una scuola di guerra. E le Scuole di Pace dove sono?
Ho un piano di pace: la Pace Mondiale Attraverso le Presentazioni Formali. Funziona così: ognuno al mondo dovrebbe incontrare almeno una volta, formalmente, ogni altro abitante della Terra. Guardare l’altra persona negli occhi, stringergli la mano, ripetere il suo nome, cercare di ricordarsi i tratti del volto. La mia teoria è che se conosci personalmente tutti gli altri, sei meno propenso a combatterci contro in una guerra: Chi? I malesi? Stai scherzando?! La conosco quella gente!!
Sembra una stravagante freddura, ma se ci pensate bene contiene i semi di una grande verità. Se tutti, ma proprio tutti, facessero lo sforzo di capire un po’ gli altri, di rendersi conto che diverso non vuole necessariamente dire nemico, di usare parole e cervello anziché le armi per dirimere le proprie differenze con i coinquilini di pianeta, forse si riuscirebbe – magari solo per un minuto – ad avere la pace universale. Solo sogni? Lasciatemeli. Sono l’ultima cosa sulla quale non ha il controllo nessun altro, se non il nostro subcosciente.
Con le graffianti parole di Carlin: buona pace a tutti. Ma solo a chi se la merita.
Prima pubblicazione : 27 gennaio 2009
he, la pace...io sono 1 accanito fan della canzone, di lennon....immagen.....kissa, forse sono 1 sognatore impenitente come lennon...pazienza...ma nn cambio le mie idee di augurio x tutti i popoli sulla pace nel mondo..e ke dio ci benedica tutti indistindamente,senza alcuna differenza di razza o colore della pelle...auguri...auguri...auguri..
RispondiEliminaLa pace è un dono che ogni persona può avere o meno la porta dentro di se,questo è il problema che non si dia ascolto a quella voce interiore,se non entrerà in azione,prevalerà,egoismo ,rancore di conseguenza il comportamento sarà sempre di scontro .
RispondiEliminaQuanto sarebbe meglio la comprensione l'armonia.
C'è gente che ha costruito la propria fortuna sul negazionismo, vedi Ahmadinejad o Le Pen. Anche sul mio blog, ogni volta che pubblicavo un post sul giorno della memoria, fioccavano i commenti tipo "basta, ora di finirla con queste lagne". Per eliminare la guerra basterebbe che i capi di stato discutessero a letto. Non ricordo chi lo abbia detto, ma secondo me aveva ragione.
RispondiEliminaCiao HP, a preso
dragor (journal intime)
Grazie agli anonimi per gli interventi. Purtroppo non posso essere più personale, mancando il nome a cui rivolgersi, o anche solo uno pseudonimo.
RispondiEliminaComunque grazie per il tempo che avete dedicato a leggermi e ad esprimere il vostro parere.
HP
Ciao Dragor,
RispondiEliminabella citazione la tua. Concordo appieno.
Nessuno dei genocidi avvenuti in passato andrebbe dimenticato o trascurato. Per cercare di trarne una lezione, e per rispetto verso tutti i milioni di vittime. Chi considera ricordare questi eventi delle lagne manca di sensibilità. O è schierato dalla parte degli assassini.
Grazie del commento, a presto,
HP