giovedì 5 gennaio 2012

Il principe (seconda puntata)

Due anni fa avevo scritto una pubblica missiva a Emanuele Filiberto di Savoia, quando le sue incombenze si limitavano a pubblicizzare dei prodotti, e non era ancora apparso in spettacoli di canzonette né – tanto peggio – in reality di dubbio gusto. Notizia di oggi, il rampollo della Casa Reale si è presentato a Jesolo, per un imminente programma intitolato “Principianti”, travestito da operatore ecologico, per aspirare liquami dalle fogne. Usque tandem, E.F.?

Prìncipe, e i princìpi?

Mi ha procurato una sensazione strana e quasi indefinibile vedere l’immagine di Emanuele Filiberto esibita in un centro commerciale. Perché al polso, ben in vista, sfoggiava un orologio, inequivocabile soggetto della campagna pubblicitaria e ragione della presenza del principesco volto in tale incongruo contesto.

Questo apparentemente insignificante episodio mi ha continuato a girare nella testa per qualche giorno. Allora mi sono detto, se è così, fermati e riflettici su. La marca in questione mi era fino a quel momento totalmente sconosciuta: necessitava di un nome illustre per essere lanciata? Mi sono chiesto: cosa spinge una persona come Lei a prestarsi a tali plebee incombenze? Perché non lascia queste ostensioni da poster sui viali o da pagina sulle riviste a calciatori, veline, subrettine, mezze calzette televisive e altra fauna assimilata, la cui faccia da video vende perché è il pubblico drogato di televisione quello che poi compra le merci reclamizzate dai propri beniamini?

Che ci fa lì Lei, accordo di Stradivario in mezzo ad una stonatissima cacofonia di ritornelli burini e sguaiati?

E mi sono domandato ancora, di che cosa vive un principe senza trono? È dalle pubblicità che trae i proventi per la sua esistenza, certo non da metalmeccanico? È questa comparsata un bisogno, o uno sfizio, o una regale, magnanima cortesia ad un amico imprenditore in cerca di un viso speciale?

Che Le piaccia o no, Lei fa parte della Storia. È l’ultimo erede di Casa Savoia e, se gli italiani avessero votato appena un po’ differentemente una sessantina di anni fa, Lei oggi studierebbe da Re. Davvero ritiene che l’apparire in televisione in trasmissioni danzerine e fare da testimonial ad una marca di segnatempo La facciano diventare magicamente “una persona normale”? Uno che si incontra per la strada e gli si dice, dai, andiamo a bere qualcosa insieme?

Emanuele Filiberto: Lei è una persona inconsueta, già a partire dal nome. Un nome che evoca battaglie, sciabole sguainate e ringuainate, guerre e paci, conquiste ed armistizi, parlar francese di corte e sposalizi con altre nobiltà europee. Le statue dei Suoi padri troneggiano su piazze e incroci a Torino ed altre città d’Italia. Accetti questo fatto: non è un giovane qualsiasi, né lo sarà mai.

L’ho vista qualche tempo fa in televisione, non ricordo in quale dibattito, e mi è piaciuto molto, ma molto davvero, il Suo atteggiamento intransigente nei confronti di un giornalista che cercava di buttare sullo scandalistico i gusti del suo augusto nonno, il Re di Maggio Umberto II. Bravo, ho pensato. Non accetti provocazioni, in un momento in cui lo schiamazzo, il ludibrio, la ricerca della corruzione non risparmia neppure chi avrebbe diritto al silenzioso rispetto dovuto ai morti. Anzi, difenda la memoria di un Signore, di quei rari tali che meritano la esse maiuscola.

Ora La ritrovo su quel manifesto, senza dubbio ben studiato, nulla di pacchiano, per carità, ma con un esplicito intento affaristico. E – senza pretesa alcuna di dar lezioni di morale a chicchessia, e men che meno a Lei – mi interrogo: è questo un segno dei tempi? È dunque normale che un principe si dedichi alla pubblicità, al pari di un qualsiasi anonimo indossatore pescato in un catalogo di visi fotogenici da qualche agenzia – notoriamente non alla ricerca di teste pensanti, ma solo di facce che vendano i prodotti dei suoi committenti? Dobbiamo rassegnarci al fatto di vederLa canticchiare a Sanremo, ballare in televisione, offrire il Suo polso a oggetti da reclamizzare?

E se infine, in un’inopinata pulsione di democraticità, decidesse mai che vuole spendere un po’ del Suo tempo per rispondere ad un ordinario cittadino che ha avuto l’ardire di indirizzarLe una missiva con delle domande, sappia che non sono io, comune italiano, a porGliele. Sono tre generazioni della mia famiglia: un bisnonno che combattè a Curtatone e Montanara con in testa il sogno di fare l’Italia, un nonno che fu in Libia nel ’12 e poi comandò le nostre truppe contro gli austriaci nella Grande Guerra, e da questa uscì ferito, un padre che, giovanissimo ufficiale, combattè la stessa Grande Guerra e poi entrò in Addis Abeba nel ’36, alla guida degli Ascari e del suo reggimento di artiglieria. Questa gente giurò fedeltà alla famiglia dei Suoi avi, spronò soldati al grido Savoia!, si battè per un’Italia la cui bandiera recava lo stemma della Sua casata, ebbe medaglie per l’ardimento dimostrato sul campo di battaglia.

Dunque non sono io che Le pongo, spero con rispetto, quelle domande. Sono loro.


Prima pubblicazione : 22 gennaio 2010

9 commenti:

  1. Non trovo che l'atteggiamento di questo principe sia diverso di quello dei suoi padri...Umberto, Vittorio Emmanuele II..ecc..avevano la stessa strategia che consisteva a rinforzare la loro immagine...all'epoca non c'erano i reality, il programma "pincipianti"...ma c'erano gli scatti, le feste (statuto, XX settembre), i viaggi dei reali, i compleanni, le nozze, la statuomania...ecc...e poi, all'epoca, c'era un grande regista in Italia : Francesco Crispi...il tizio avrebbe sconsigliato al principe il programma "principianti"....

    Alex

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  2. Pur trovando qualche spunto di verità nelle cose dette,credo che Alex poggi il tutto su un mondo ed una mentalità che sono distanti anni luce.Il Rampollo porta in tv la sua distinzione che emerge dai suoi modi educati edall'essere mai sopra le righe anche difronte alla provocazione.La gente lo nota e lo apprezza,non solo, ma la sua presenza ricorda agli Italiani la storia di cui sopra,nel bene e nel male,che altrimenti verrebbe completamente messa da parte dal grosso pubblico.Il Mondo cambia e cambiano i metodi di proporsi e pubblicizzarsi.

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  3. Ho citato Alex per errore,volevo riferirmi all'autore del pezzo.

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  4. Caro H.P.,
    quello che hai scritto mi ha commossa, così come mi commuove vedere nel tuo post la prima, vera bandiera italiana, non quella cosa confondibile con il vessillo ungherese, o della Costa D'Avorio.
    Sono certa che anche mio nonno, ufficile della Regia Marina Militare nel primo conflitto mondiale, si porrebbe le stesse domande dei tuoi ascendenti.
    Tesea

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  5. comportamento tipico degli italiani:
    qualunque cosa faccia il nostro, subito qualcuno "insorge" contro, tanto per fare il bastian contrario!
    sempre meglio lui di tanti che pontificano in tv dalla mattina alla sera con tanti tottacasa che non solo altro che chiacchere, chiacchiere ed ancora chiacchiere....perfettamente inutili e vaghe ma i fatti non ci sono e non si vedono.....

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  6. ciao Alex,

    mi sono rimasti alcuni commenti senza risposta. Ora mi metto in pari. Certo che l'immagine era importante ai tempi del Regno, come lo è oggi. Ma c'è modo e modo di promuoverla. E - parere mio, per carità - non mi sembra che il principe stia facendo le cose giuste. Forse - come suggerisci tu - gli mancherà un consigliere del calibro di Crispi...

    Grazie del commento, a presto,
    HP

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  7. Caro Anonimo,

    grazie del commento. E della precisazione, anche se era chiaro che il costrutto si riferiva a me.

    Concordo che il mondo cambi, e che ovviamente sia cambiato rispetto a quando i padri del principe regnavano. E che il rampollo porti la sua distinzione in tivu. Ci mancherebbe solo che un Savoia fosse sguaiato come una qualsiasi lavapiatti da grande fratello.

    Sul fatto che la gente lo noti, e soprattutto lo apprezzi, sono meno ottimista di te. Men che meno che la sua presenza evochi la storia vissuta dagli italiani di tre o più generazioni fa. Specie perché dubito che i fruitori dei programmi che il Nostro si è messo a frequentare siano degli appassionati – o almeno dei minimamente acculturati – sulla storia del Regno d’Italia.

    Il mondo cambia, è vero quanto dici. Cambiano – certo – anche i modi per proporsi. Purtroppo, aggiungo io, non sempre in meglio. Anzi. Perché un principe con un bocchettone in mano per aspirare la merda dalle fogne è proprio uno spettacolo che non credo nessuno di quelli che davvero credevano nella Monarchia e che per questa hanno combattuto avrebbe mai pensato che si sarebbe visto.

    Grazie del contributo, e se la prossima volta decidi di non rimanere anonimo, ti chiamerò per nome.
    A presto,
    HP

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  8. Cara Tesea,

    grazie dell’apprezzamento. La comune origine ci spinge a porci domande che altri probabilmente non comprendono e non apprezzano. Mi basta sapere che c’è ancora qualcuno come te che invece capisce i miei dubbi e dà voce a dei morti che potrebbero rivoltarsi nella tomba alla vista di certi criticabili spettacoli messi in scena dall’erede di Casa Savoia.

    Grazie della visita, a presto,
    HP

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  9. Caro anonimo 2 (suppongo diverso da quello di sopra),

    Non è per fare il bastian contrario che ho scritto ciò che ho scritto. Per quanto ne so io sono più quelli che criticano il principe che quelli che genuinamente lo apprezzano. Però io non faccio parte di quella maggioranza. Non lo vorrei vedere “andare a lavorare”, come suggeriscono certuni, intendendo certo lavori di fatica manuale e di basso grado.

    Io, al contrario, vorrei che non svilisse la sua immagine con gesti come quest’ultimo o anche con comparsate in ruoli di giudice di sciamannate aspiranti miss, o di cantante semisfiatato in manifestazioni canore di bassa lega (sì, parlo proprio di Sanremo), o altre gesta che certo non contribuiscono a offrire un’immagine di classe ad Emanuele Filiberto.

    Classe. Ecco quello che non vedo. E che vorrei vedere. Ci sono già tanti bifolchi in televisione. Perché aggiungersi a questa numerosa mandria, con il rischio di esser confuso per uno di loro?

    Grazie del commento, a presto,
    HP

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