lunedì 17 gennaio 2011

Il riformista dimenticato

Sono passati esattamente due anni da quando scrissi questo piccolo ricordo di un cinese speciale: Zhao Ziyang.

Il riformista dimenticato

Ricorre oggi il quarto anniversario della scomparsa di un personaggio che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi in Cina, se non fosse stato rimosso dal suo ruolo di dirigente del partito nel 1989.

Zhao Ziyang era persona totalmente fuori dagli schemi. Il suo gesto politico più rilevante è stata l'apparizione in Piazza Tian An Men il 19 maggio 1989. Con un megafono in mano, si mescolò ai dimostranti e parlò loro. Gesto di gran valore innovativo. Distanze siderali dividevano l’apparato dai milioni di cinesi qualunque. Mai nessun leader del partito era sceso in piazza in mezzo al popolo. Né sarebbe successo negli anni a venire. Ci voleva il disastroso terremoto del maggio scorso nel Sichuan, per portare il premier Wen Jiabao a contatto con la gente di quella provincia disgraziata, con quelle madri private dell’unico figlio, con quei bambini senza più casa e senza più famiglia, con quei padri disperati che scavavano a mani nude nelle vergognose scuole fatte di formaggio di soia, crollate come castelli di carte, portandosi via una generazione di studenti ed insegnanti.

Sono passati vent’anni da Tian An Men. Zhao, quindici giorni prima del massacro di inizio giugno, disse ai contestatori che era arrivato troppo tardi. Non spiegò il significato, ma, nel linguaggio criptico compreso solo dai cinesi e da pochi, assidui frequentatori della terra di mezzo, quella frase disse molto. Era chiarissimo: sapeva che i suoi giorni da dirigente erano contati, e per lui era ormai troppo tardi per salvare i manifestanti. Avrebbe voluto che si ritirassero in buon ordine, prima dell’irreparabile. Avrebbe voluto salvarli. Ecco il messaggio nascosto.

Il giorno dopo a Pechino veniva proclamata la legge marziale. Il 4 giugno l’esercito sparò sulla folla, uccidendo un numero di studenti e dimostranti che non è mai stato precisato. Tuttora, per il cinese medio, Tian An Men significa solo la piazza davanti alla Città Proibita. Dei tumulti dell’89 la gente non parla perché non sa.

Zhao da quel giorno non apparve più in pubblico e l’apparato lo condannò all’oblio, segregandolo nella sua casa pechinese fino alla morte, il 17 gennaio 2005. I leader stranieri in visita a Pechino evitavano perfino di nominarlo, per non creare imbarazzi negli algidi detentori del potere cinese.

La Cina non ha mai ammesso il minimo dissenso nei confronti della politica decisa dal partito unico. Zhao non fu un rivoluzionario, né contestò apertamente l’oligarchia del comitato centrale. Ma si oppose con fermezza, finchè fu membro del partito, alle scelte sanguinarie di Deng Xiao Ping per reprimere i moti di Tian An Men. La sua discordanza di vedute con Deng gli costò cara. Fu esautorato e reso un fantasma politico, ben prima della sua morte.

Era stato primo ministro per sette anni, prima di raggiungere la carica di segretario generale. Forte fautore delle riforme, in una Cina terrorizzata dal minimo vento di cambiamento, abbozzò il concetto di economia di mercato, allentando la morsa statalista nelle zone urbane e concependo l’embrione di impresa privata che oggi ha preso piede in Cina.

Sono soprattutto i vecchi contadini a ricordare ancora – con nostalgia – la figura illuminata di Zhao Ziyang. Già negli anni ’70, quale soprintendente della provincia del Sichuan, promulgò riforme agricole che favorirono la coltivazione gestita da nuclei familiari piuttosto che il vecchio modello di collettivo rurale. Il primo passo verso la privatizzazione delle imprese, partendo dalla immensa base contadina.

Spesso i nomi cinesi hanno degli omonimi con un significato. Zhăo vuole anche dire cercare. Questo diede origine ad un distico, a testimonianza di quanto la sua opera fosse apprezzata dal popolo. Yào chī liáng, zhăo Zĭ Yáng. 要吃粮, 找紫阳. Se vuoi mangiare dei cereali, cerca Ziyang. Ben pochi altri leader cinesi hanno avuto l’onore del tributo popolare. Il riconoscimento di un vero valore politico, mentre molti puntavano alla mera salvaguardia del proprio lontano e distaccato potere.

Comrade Zhao, ci manchi. E c’è chi non ti ha dimenticato. Pochi, sporadici dissidenti cinesi oggi hanno manifestato, con morigerazione, e ben sorvegliati da guardie in borghese, davanti alla sua casa pechinese, nella quale trascorse, praticamente agli arresti domiciliari, gli ultimi sedici anni di vita. A distanza di quattro anni dalla sua morte, è ancora un’icona, un esempio, un faro splendente per i contadini, le minoranze, i poveri senza giustizia di una Cina molle coi potenti e prepotente coi deboli.

Prima pubblicazione : 17 gennaio 2009

2 commenti:

  1. Allora, hai fatto bene a ricordarlo.
    Negli anni 80 soffiava un vento di liberalizzazione forza 10. Prima di lui, ci fu Hu Yaobang, silurato nel 1987, perché troppo riformista....Nel 1988 è successo una cosa incredibile su CCTV. I cinesi hanno visto il programma Elegia del fiume di Su Xiaokang. Una specie di analogia tra il fiume giallo, culla della civilizzazione cinese, oggi prosciugato e la situazione cinese ugualmente seccata dai suoi dirigenti...poi, nel 1989 Tien an Men...Allora si, il Partito comunista ha capito che una troppo grande libertà di espressione era un pericolo per la sua legittimità...
    Alex

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  2. ciao Alex,

    bel commento, preciso ed adatto a completare il ricordo di Zhao Ziyang.

    La liberta' di espressione (come la si intende in occidente) non appartiene alla Cina. E passera' del tempo prima che anche solo pallidamente si possa raggiungere qualcosa che le somiglia.

    E mi fermo qui. Sarebbe lungo dibattere su ragioni e torti di chi governa un quinto della popolazione mondiale.

    Grazie del commento, a presto,
    HP

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