Finita l’Expo universale. Dove c’erano luci e suoni e colori e gente, tutto è buio ora. Shanghai è stata per qualche mese linda e lucida, come si conviene a una vera metropoli internazionale. Stazione ferroviaria ultramoderna. Vetri e acciai e marmi. Treni da velocità iperboliche. Un terminal aeroportuale nuovo, con moquette inusitatamente vergine di patacche e chiazze di umanità varia bivaccante.
Ora è finito tutto lo splendore sbrilluccicante. Nelle strade ricompare quella miseranda fauna che sembrava volatilizzata, rimossa, elisa dalle regole che richiedevano un’immagine consona al rango dei visitatori. Appena fuori da una stazione del metrò, non lontano dal centro, un’improbabile coppia di questuanti cerca di impietosire il frettoloso pubblico di passaggio, fatto soprattutto di gente che rientra a casa dopo una lunga e fredda giornata di lavoro. In un fagotto sciorinato per terra si distingue una sagoma umana sotto una coperta dai colori indefinibili. Troppo corta, testa e piedi sono di fuori. E dorme. Come riesca non si sa. Il freddo, il rumore, la durezza impietosa del pavimento di cubetti autobloccanti. Eppure dorme, incurante di tutto. Accanto a lui (ma chi può dire se è un lui o una lei?) è inginocchiato un uomo, davanti a sé un colbacco rovesciato implorante uno stentato obolo che non arriva. Come un animale in gabbia reitera con ossessionante ripetitività lo stesso gesto, la stessa cantilena. Il corpo si rannicchia in un gesto di sottomissione, la testa tocca il pavimento, poi torna su, e subito di nuovo giù. All’infinito. Un alienato che omaggia un invisibile imperatore. Mentre risale pronuncia sempre le stesse due parole, xie xie, ad alta voce, per superare i decibel del traffico orrendo del venerdì sera. Ringrazia a prescindere, nessuno si cura di dagli una moneta, neppure la più vile.
I poverissimi, quelli che la Cina ormai potenza planetaria vuole a tutti i costi far finta che non esistano, ci sono. Erano stati ben acquattati, quando Shanghai doveva far vedere al mondo intero quanto era bella, industriosa, sofisticata, moderna e nettata di ogni bruttura. Ora, lentamente, questa folla di miserabili si riaffaccia sul liso palcoscenico della mera sopravvivenza. A volte ritornano.
Meraviglioso! Finalmente Shanghai torna in Cina.
RispondiEliminaTesea
ciao Tesea,
RispondiEliminadici bene. E' tornata la Shanghai di sempre.
Ciao, a presto,
HP