lunedì 20 dicembre 2010

Deve essere bello avere le ali

Un gruppo di gazze sfarfalla intorno ad un palo della luce. Un turbinio d’ali, un gracidare triste... Guardo in alto. Sulla sommità del pilone rametti e sterpi aggomitolati. Il nido delle gazze. Povere bestie, mi vien da pensare. Manco uno straccio di albero per organizzarci un nido su. Costrette dalla civiltà (?) che incombe a costruire il proprio rifugio su un traliccio. A quando i nidi fatti di rifiuti industriali? E pensare che l’amministrazione locale ha perfino ingaggiato una battaglia con gli importuni uccelli perché sporcano e inoltre rischiano di interrompere l’erogazione dell’energia elettrica. Insistendo a nidificare sull’unico oggetto che assomiglia a quello che il loro istinto gli dice essere il luogo giusto per mettere su casa. Ma piantare qualche albero qua e là non era proprio contemplato, nelle alternative possibili all’epurazione delle gazze?

Ma la rivincita dei pennuti è in agguato. In un paese minato dalla cultura del sospetto e dell’autodifesa, percorro l’autostrada adiacente ad un fiume ampio e lento, quello che sfocerà in territorio proibito, lassù nel Nord comunista, misterioso e minaccioso. Una ininterrotta ed invalicabile recinzione orlata da filo spinato lo delimita. Ad intervalli regolari si scorgono – apparentemente – inutilissime garitte cementate con dentro militari armati fino ai denti, di guardia al nulla che accade. Gli unici esseri liberi (!) di scorrazzare impunemente sul fiume sono degli stormi di cormorani. Galleggiano indolenti, indifferenti ai divieti, ai fucili puntati, a questa cupa atmosfera da guerra fredda che mette veramente i brividi. Ogni tanto spiccano il volo. Un rapido tuffo. Pescano un pesce. Volano via. Li immagino già lontani. Si fanno beffe dei confini, Nord e Sud, mi chi lo ha deciso dove finisce uno ed inizia l’altro?

Ed invece. Se un essere umano fosse scorto sul fiume, oltre il tramonto, l’ora del coprifuoco, i soldati hanno ordine di sparare prima di chiedersi – o chiedergli – chi sia. Fermarsi con l’auto, dare un’occhiata curiosa in più? Proibito. Fotografare? Non se ne parla neppure. Con la storia delle servitù militari non si può fotografare quasi nulla, in Corea. Ripenso ai cormorani. Neppure lo sanno, ma sono le uniche creature padrone di sfidare queste opprimenti regole di incivile convivenza. Deve essere bello avere le ali. Specialmente in Corea.

Prima pubblicazione : 19 giugno 2007

4 commenti:

  1. Un gruppo di gazze sfarfalla...mi ha fatto pensare a Aung San Suu Ki. Appena liberata lei ha detto qualcosa come : A cosa mi servono le ali...se mio popolo non è libero, come potrei dire che io lo sono ?
    Purtroppo, nessuno ha interesse che i coreani del nord abbiano le ali, né il Sud, né la Cina, né gli stati uniti...quindi non ci sarà guerra, né caduta del regime....Forse, la gente dovrebbe guardare altrove in Asia...un piccolo paese, grande due volte la Svizzera, dove la gente vuole le ali : il Kachin
    http://www.atimes.com/atimes/Southeast_Asia/LK04Ae03.html
    Alex

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  2. Ciao Alex,

    quanta gente vorrebbe le ali in Asia (e non solo!).

    Ottima la segnalazione che passi: la Birmania è un posto che mi sono sempre riproposto di visitare, e non sono ancora riuscito. Ma un giorno ci andrò.

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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  3. Mi spiace per le gazze.
    Auguri ai cormorani: che nel felice Paese il 'caro' governante non se la prenda anche con loro.
    Tesea

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  4. ciao Tesea,

    più che altro speriamo che, spinti dai morsi della fame, non se li mangino i poveri nord-coreani!!

    Grazie della visita e del commento, a presto,
    HP

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